Depositi edilizi abusivi a Falcade. «Vanno tolti o sanzionati»

La Soprintendenza ha ordinato la rimozione su tutto il paese. Il Comune avvisa: «Tra venti giorni partono verifiche e ordinanze»

FALCADE. Oltre alle serre di fragole, la Soprintendenza alle Belle Arti delle Province di Venezia, Belluno, Padova e Rovigo ordina la rimozione dei depositi di materiale edilizio a cielo aperto presenti su tutto il territorio comunale di Falcade.

È Michele Costa, sindaco del paese della Valle del Bióis (su cui insiste uno stringente vincolo paesaggistico), a spiegarlo ai suoi concittadini con un avviso esposto nelle bacheche frazionali e all'albo pretorio del Comune. Costa spiega che, a seguito del sopralluogo del funzionario della Soprintendenza, è arrivata in municipio una nota dello stesso nella quale si segnala «la presenza nei pressi della località ai Ronch (lo stesso luogo delle Brostolade, lungo la Piana di Falcade, in cui sono state realizzate le serre di fragole, ndr) di veri e propri depositi di materiale per l'edilizia a cielo aperto, elementi estranei al contesto paesaggistico o al taglio colturale del legno. Seppur non visibili dalla SS346, tali depositi, ricadenti in aree private aperte e sprovvisti di autorizzazione paesaggistica, risultano di notevole impatto paesaggistico e di grande percezione in quanto siti molto frequentati in estate per la presenza della pista ciclabile da pedoni e ciclisti, e d'inverno da sciatori di fondo».

Le centrali idroelettriche lasciate costruire altrove (in alcuni casi in modo avveniristico) sono invece da intendersi come elementi connaturati all'ambiente che i turisti e gli escursionisti vedono come luoghi di lavoro tipico attraverso cui la maggioranza dei montanari trae il proprio sostentamento. «La Soprintendenza», dice il vicesindaco di Falcade, Gianni Ferrini, che ha accompagnato il funzionario nel sopralluogo assieme al tecnico comunale «ha storto il naso anche sulle cataste di legna coperte da onduline e sui cavalletti per il taglio della legna stessa posti a fianco. Io e il tecnico abbiamo spiegato che si tratta di una consuetudine e che quella legna verrà tagliata a breve. Nessun dubbio invece per i pozzetti, i carrelli, le travi e tutto il materiale per l'edilizia trovato sotto qualche albero o in altri luoghi».

Queste, dunque, le ragioni per cui la Soprintendenza ha invitato il Comune, «al fine di preservare il decoro e di tutelare il contesto paesaggistico di indiscussa bellezza, a verificare lo stato dei luoghi anche in altre aree del territorio presentanti situazioni analoghe e di avviare tempestivamente gli opportuni provvedimenti per preservare le caratteristiche paesaggistiche dell'area, dandone comunicazione degli adempimenti intrapresi» alla Soprintendenza stessa.

Un invito al quale il Comune ha risposto subito. «Da una sommaria verifica - dice il sindaco - è emersa la possibilità che la situazione abusiva segnalata possa effettivamente trovare riscontro in altre parti del territorio, con la realizzazione di depositi o altro aventi - per l'installazione oramai protrattasi e consolidatasi - carattere di stabilità con specifica rilevanza e autonoma utilizzabilità, realizzati in assenza di nulla osta e che, in contrasto con la normativa urbanistica vigente ed adottata, non possono essere suscettibili di sanatoria». Per questo, nell'avviso, il sindaco dà tempo 20 giorni (dal 24 maggio) ai cittadini per sanare situazioni fuori norma. «Passati i 20 giorni», dice Costa «si procederà con verifiche di situazioni costituenti possibili interventi realizzati in assenza di autorizzazione edilizia e pertanto in totale difformità dalla normativa edilizia statale e regionale, con assunzione delle ordinanze di demolizione e rimessa in ripristino dello stato dei luoghi».

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