Depuratore, le associazioni pronte a scendere in piazza
LENTIAI. Allibiti e pronti a scendere di nuovo in piazza. Lo hanno già fatto, per testimoniare quanto la comunità di Lentiai (e non solo) non volesse la realizzazione del depuratore all’ex San Marco. Sono pronti a rifarlo, il Gruppo Natura e il comitato No al depuratore. I due gruppi si sono riuniti all’inizio della settimana per decidere come comportarsi visto il ricorso presentato dal Cipa, ente che ha proposto la realizzazione del depuratore.
Il consiglio di Bacino dell’acqua (cioè i sindaci del territorio) a stragrande maggioranza ha bocciato quell’intervento l’anno scorso, il Consorzio industriali protezione ambiente ha presentato ricorso al Tar del Veneto chiedendo l’annullamento di quella delibera e un risarcimento danni di 188 mila euro. C’era un accordo, con il consiglio di Bacino, che il Cipa fa valere nel ricorso.
Il Gruppo Natura e il comitato No al depuratore non entrano nel merito del «legittimo ricorso» perché non conoscono gli atti, ma si dichiarano sconvolti per «la perseverante arroganza di un gruppetto di pseudo-bellunesi che, incuranti di un voto espressione degli amministratori di gran parte della nostra provincia, e di fronte a manifestazioni popolari che in più occasioni hanno portato in strada centinaia di persone, continuano a voler decidere il destino del nostro territorio», spiegano in una nota i due gruppi.
«Questi signori a più riprese hanno cercato di spacciare un’operazione privata come un’opera di altruistico interesse pubblico, infiaschiandosene del parere dei residenti e delle amministrazioni locali. Possiamo discutere di tutto, location, pericolosità, economicità, principio di precauzione,ma quando la volontà popolare, espressa non solo da noi associazioni ma anche dai rappresentati istituzionali, per la prima volta è così netta, bisogna rispettarla».
«L’iniziativa del Cipa», concludono le associazioni, «contiene due cose: un ricorso (sul quale si pronuncerà il tribunale) e un ricatto intimidatorio, sul quale può già pronunciarsi chiunque. Chiedere ai sindaci centinaia di migliaia di euro come risarcimento vuol dire pretendere che l’arroganza del denaro e degli interessi privati vengano prima di tutto: prima dell’ambiente, dei cittadini, delle istituzioni democratiche».
«Come cittadini», chiudono, «se gli imprenditori bellunesi sono questi non sappiamo se provare più vergogna o disgusto. E, sempre come cittadini, siamo ancora pronti ad agire e a scendere in piazza con tutta la durezza che sarà necessaria».
Alessia Forzin
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