Diabete, in aumento i bellunesi malati «È una pandemia»

Tra Agordo, Pieve e il capoluogo sono in cura 5.500 pazienti Il medico Aricò: «Dieta e attività fisica per prevenirlo»

BELLUNO. Ben 5500 bellunesi soffrono di diabete: sono i numeri relativi al distretto di Belluno. Di questi, 3.800 sono gestiti dall’ospedale San Martino, 1.200 da quello di Pieve e i restanti da quello di Agordo. Negli ultimi cinque anni, inoltre, le nuove diagnosi, soltanto a Belluno, sono passate da 215 nel 2012 a 225 del 2017, con un incremento del 5%. E il 90% di questi pazienti è affetto da diabete mellito di tipo 2.

I dati li snocciola la dirigente medico dell’Unità operativa di Medicina generale di Belluno, Nadia Aricò che oggi parlerà proprio dell’aumento della patologia nell’incontro pubblico previsto alle 18 nella sala convegni dell’ospedale del capoluogo nell’ambito de “I giovedì della salute” organizzati dall’Usl 1.

«Il 45% dei pazienti che soffre di diabete di tipo 2 è in sovrappeso», precisa Aricò, «mentre il 20% è obeso. Infatti, sono proprio l’obesità e la sedentarietà i fattori di maggior rischio per questo tipo di patologia. Molto spesso questo tipo di diabete colpisce indifferentemente uomini e donne intorno ai 45 anni, mentre il diabete di tipo 1, che è una malattia autoimmune, fa la sua comparsa o in età pediatrica o in età giovanile fino ai 30 anni».

Rispetto a queste due tipologie di patologia le cure sono diverse. «Per quel che riguarda il diabete mellito tipo 1, nonostante siano state condotte molte ricerche», dice Aricò, «al momento non c’è alcuna dimostrazione che possa essere prevenuto. È importante però riconoscerlo in modo tempestivo. I sintomi di esordio possono svilupparsi in un breve arco temporale: sete intensa, necessità di urinare spesso, stanchezza, calo di peso sono i sintomi più caratteristici. Il diabete mellito tipo 2, nella grande maggioranza dei casi, non dà alcun disturbo e viene invece spesso diagnosticato in occasione di esami del sangue eseguiti come check-up».

Per questo secondo tipo di malattia la prevenzione è fondamentale. «Si tratta di osservare una dieta equilibrata, quella mediterranea è la più idonea, e fare attività fisica leggera ma costante. L’impegno richiesto è pari a una passeggiata di un’ora a passo veloce ogni giorno, o attività fisica tre volte a settimana. Inoltre, le persone a rischio, cioè obesi e sovrappeso, o con familiarità devono sottoporsi a degli screening annuali, perché la malattia ha degli effetti importanti anche a livello di sistema cardiovascolare. Non dimentichiamo», prosegue il medico che segue anche l’ambulatorio diabetico al San Martino, «che i diabetici vanno incontro dalle 3 alle 5 volte in più a complicanze cardiache rispetto a una persona normale. Poi possono subentrare problemi oculari, renali e nervosi ed infine anche il cosiddetto “piede diabetico” che rappresenta la manifestazione di problemi neurologici e vascolari insieme. Dobbiamo lavorare a livello di stili di vita se vogliamo battere questa pandemia del terzo millennio».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi