Diabete tra i giovani: nel Bellunese aumento preoccupante

Sono più di trecento i pazienti sotto i sedici anni, per il tipo 2 in provincia ci sono 10mila persone diabetiche, ma tante altre non fanno esami

BELLUNO. Cresce il numero dei giovani bellunesi che soffrono di diabete. E l’aspetto più allarmante sta nell’aumento dei casi di patologia di tipo 2, in cui sovrappeso, obesità e sedentarietà rappresentano la causa principale. Sono dati preoccupanti quelli forniti dall’Associazione diabetici Belluno (Adb), che insiste sulla necessità di portare avanti un lavoro di sensibilizzazione e responsabilizzazione, che coinvolga in primo luogo le famiglie, ambito in cui deve formarsi una cultura della prevenzione.

«I diabetici fino ai 16 anni sono nel nostro territorio più di 300», spiega Duilio Maggis, confermato poche settimane fa alle guida dell’Adb per il triennio 2018-2021. «Il problema è che cresce nei giovani il diabete di tipo 2, che si potrebbe prevenire e controllare con uno stile di vita sano: dieta equilibrata e attività fisica, leggera ma costante. Inoltre le persone a rischio, cioè obesi e in sovrappeso o con familiarità, devono sottoporsi a degli screening annuali, perché la malattia ha degli effetti importanti anche a livello di sistema cardiovascolare e nervoso, senza considerare le complicanze oculari e renali».

Da non sottovalutare il diabete gestazionale, che consiste in un’alterazione del metabolismo del glucosio e si verifica solo in gravidanza.

«Purtroppo la conoscenza di questo problema è scarsa», continua Maggis, «e non sempre le donne incinte vengono indirizzate e informate». Milena Nart e Luigi Iannotta, consiglieri dell’Adb, puntano l’attenzione sul “sommerso”. «Nel solo distretto di Belluno sono circa 6 mila le persone diabetiche», precisano. «I numeri crescono raggiungendo quasi i 10 mila se si considera anche il Feltrino. Ma ci sono anche tutti coloro che, per mancanza di conoscenza o per paura, non si sottopongono agli esami necessari per non avere la conferma di essere diabetici. Spesso c’è anche un senso di vergogna. La conoscenza e la condivisione sono invece fondamentali per una migliore accettazione della malattia e per la sua gestione nella vita di ogni giorno».

L’Adb – che da quest’anno ha una nuova sede a Belluno, al Csv – ha messo ormai da tempo l’accento su alcune delle criticità che le persone affette da diabete si trovano ad affrontare: in primis, la mancanza di un adeguato sostegno nella fase di passaggio del paziente diabetico dall’adolescenza all’età adulta.

In un documento presentato anni fa all’Usl 1 l’associazione aveva formulato alcune richieste, come la formazione di medici di base e la creazione di percorsi diagnostici e terapeutici assistenziali condivisi.

«La malattia deve essere conosciuta dalla società in generale, che di fatto convive con persone diabetiche alle volte anche senza saperlo, oltre che senza conoscerne effetti e, di conseguenza, i comportamenti», sottolinea Marcella Zambelli Titton, segretario dell’associazione, che annuncia alcuni progetti che partiranno a breve: una mostra di quadri per raccolta fondi per la ricerca; un corso di cucina aperto a tutti, ma con l’affiancamento di un nutrizionista con particolare riguardo ai diabetici; eventi dedicati allo sport. «Il nostro obiettivo è anche quello di creare una rete che coinvolga le scuole, insieme a Usl e Regione», dice ancora la Nart. «Pensiamo alle macchinette automatiche per snack e alimenti, che dovrebbero prevedere la distribuzione di prodotti salutari e bio. Il mangiar sano è importante sin dall’infanzia. In questo la famiglia gioca un ruolo fondamentale».

«L’associazione ha necessità di nuove risorse», concludono dall’Adb, «e per questo invitiamo i diabetici, ma anche i loro familiari, ad associarsi. Siamo aperti a tutte le idee che possono aiutare a conoscere e riconoscere la malattia e a “metterci la faccia”».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:diabete

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi