Diagnosi ritardata sull’ernia con paralisi ora vuole 1 milione
BELLUNO
Diagnosi in ritardo sull’ernia. Il paziente diventa paraplegico e chiede i danni all’Usl 1: dopo due gradi di giudizio civile, che già gli avevano riconosciuto un risarcimento per sé e i suoi familiari, la Cassazione ha cassato con rinvio la sentenza della Corte d’Appello. Questo significa che saranno applicate le tabelle di Milano e i soldi potranno salire fino a un milione di euro, tra danno biologico e morale.
L’avvocato Gracis aspetta che gli venga fissata una nuova udienza veneziana, a 17 anni dall’inizio della dolorosa vicenda. Per l’alpagoto M.D.B., che si muove su una sedia a rotelle e ha un’invalidità del 100 per cento, il calvario era cominciato nel luglio 2001 con un dolore a una spalla, per il quale si era rivolto con fiducia al medico di base. Ha una cinquantina di anni e può augurarsi che non sia nulla di grave. Ma la salute peggiora, l’uomo non riesce più a camminare e diventa necessario il ricorso al pronto soccorso del San Martino di Belluno. L’accesso al reparto di emergenza è del 4 settembre.
Qui i medici non capiscono subito qual è il problema e il loro ritardo nella diagnosi sarà determinante: scopriranno che c’è una voluminosa ernia del disco, che schiaccia il midollo spinale. Nell’ospedale cittadino, non sono in grado di operarla e il giorno dopo il paziente viene spostato a Verona, dove sono meglio attrezzati. Il trasferimento avviene in ambulanza, poi passeranno altre 12 ore, prima dell’intervento chirurgico del 6 settembre. Ritardata diagnosi e ritardata operazione: tutto troppo tardi, perché sopraggiunge la paralisi.
Parte la causa contro l’Usl 1 e il 6 febbraio 2009 il giudice del tribunale Sciavicco ravvisa una parziale responsabilità da parte dell’azienda sanitaria bellunese, condannandola al pagamento di 369 mila 018,59 euro all’uomo, 61 mila per la moglie e 30 mila 550 per ciascuna delle due figlie. Il resto della responsabilità è di Verona. Gracis propone un primo ricorso in Appello, che l’11 giugno 2014 sentenzia importi più alti: 759 mila 720 per l’uomo, 100 mila per la signora e 50 mila per le ragazze, stabilendo che la colpa è interamente dell’Usl 1. Non basta, perché la Cassazione ha riaperto la questione, nel frattempo il medico di famiglia chiamato in causa dall’Usl è stato scagionato. —
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