Dice troppi «non ricordo»: ora è imputato

PONTE NELLE ALPI. Il testimone è diventato prima indagato, poi imputato. Nel contesto del processo al maresciallo dei carabinieri pontalpino Riccardo Restuccia, per rivelazioni di atti d’ufficio su...

PONTE NELLE ALPI. Il testimone è diventato prima indagato, poi imputato. Nel contesto del processo al maresciallo dei carabinieri pontalpino Riccardo Restuccia, per rivelazioni di atti d’ufficio su un’operazione antidroga a Polpet, il destinatario della soffiata Matteo Casagrande aveva deposto con molti «non ricordo». Il procuratore Francesco Saverio Pavone aveva chiesto la trasmissione degli atti sulla sua scrivania, per poter procedere. Il teste aveva ammesso di aver detto bugie ai carabinieri e la verità allo stesso procuratore, dopo essere stato messo in guardia sui rischi che stava correndo e aver interrotto bruscamente un viaggio a casa con la madre. Tremava in macchina e allora aveva chiesto di poter richiamare la procura. Difeso dall’avvocato Fogliato, il giudice per le udienze preliminari Sgubbi si occuperà dal caso il prossimo 3 febbraio, anche con la sentenza.

In primo grado, Restuccia era stato condannato a nove mesi di reclusione e un anno d’interdizione dal pubblici uffici, ma in appello la sentenza è stata radicalmente riformata, scendendo a quattro mesi. Entro le prossime ore, l’avvocato Guidoni leggerà le motivazioni e valuterà con il suo assistito se è il caso o meno di arrivare fino alla Corte di Cassazione di Roma per ottenere un ulteriore sconto o addirittura l’assoluzione. (g.s.)

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