Diciassette indizi contro l’ingegnere

Ecco perché gli investigatori credono che Unabomber sia proprio lui
Uno degli ovetti di plastica usati da Unabomber
Uno degli ovetti di plastica usati da Unabomber
MESTRE.
Diciassette indizi o categorie di indizi. Circostanze, coincidenze, riscontri raccolti dagli investigatori che, da anni, stanno cercando di risolvere il caso Unabomber. Di dare un'identità al dinamitardo del Nordest. Sono gli indizi di seguito descritti quelli che potrebbero essere utilizzati dal giudice dell'udienza preliminare per decidere un eventuale rinvio a giudizio dell'ingegnere di Azzano Decimo. Un uomo che si trovava spesso nel posto sbagliato al momento sbagliato.

1. Raggio d'azione.
Zornitta vive e lavora entro un raggio d'azione di circa 30 chilometri dai luoghi in cui sono stati registrati eventi riconducibili a Unabomber.

2. Pile.
Le pile usate per gli attentati sono state scelte tra quelle di marche non pubblicizzate e acquistate in supermercati e centri commerciali situati tutti a pochissimi chilometri da casa Zornitta.

3. Oggetti da poco prezzo.
Tutti gli ordigni confezionati da Unabomber sono stati realizzati con materiali da poco prezzo. Il materiale sequestrato a Zornitta e quello trovato nel suo capanno rispondono a queste caratteristiche.

4. Penne Bic.
In almeno sei ordigni sono state usate cannucce di penne Bic prive del tubetto per l'inchiostro interno. La moglie di Zornitta ha confermato di aver trovato in casa alcuni di questi tubetti mancanti della cartuccia in plastica esterna.

5. Oggettini.
Zornitta è stato trovato in possesso di involucri esterni di pennarelli e petardi, scatolette di mentine che all'interno avevano cartucce incollate.

6. Competenze tecniche.
L'ingegnere Zornitta ha passione e strumentazione, oltre ad avere maturato le competenze tecniche necessarie, idonee a progettare e realizzare gli ordigni trovati nei luoghi degli attentati.

7. Materiali compatibili.
Zornitta è stato trovato in possesso di materiali compatibili con gli ordigni che rientrano nell'indagine. Una pila stilo come quella trovata nell'ordigno collocato in una confezione di uova; una della stessa marca di quella usata nell'ordigno camuffato nella scatola di tonno trovata in Romania.

Ordigno quest'ultimo formato anche da due fili elettrici uguali a quelli di cui è stato trovato in possesso Zornitta. Due pile stilo uguali a quelle utilizzate nell'ordigno esploso a Natale 2002 nella chiesa di Cordenons.

Un rotolo di nastro adesivo compatibile con quello usato nel cero del cimitero di Motta di Livenza. Un potenziometro che in un primo momento Zornitta ha detto di aver prelevato da una vecchia tv. Smentito da un tecnico del settore Zornitta ha detto di averlo comprato a un mercatino dell'usato.

Una fialetta Paneangeli all'aroma limone (un aroma, come la vaniglia, tra quelli usati anche dalla moglie) nascosta in una scatola di scarpe: fialetta come quella usata sull'inginocchiatoio della chiesa di Sant'Agnese. Altre fialette all'interno delle quali c'era un fluido trasparente in alcune, scuro in altre, che hanno le stesse dimensioni di quelle Paneangeli.

Una bomboletta ad aria compressa per una pistola simile a quelle da selz e compatibile con gli ordigni nascosti negli alimenti. Tutti oggetti di piccole dimensioni. Come oggetti esplosivi di piccole dimensioni sono tutti quelli trovati in occasione degli attentati riconducibili a Unabomber.

8. Bollettino parrocchiale.
Una copia del bollettino parrocchiale della parrocchia a cui appartiene Zornitta è stata trovata dagli investigatori nel cimitero di San Giovanni a Motta di Livenza dov'era esploso il cero.

9. Petardi.
La polvere contenuta nell'involucro esterno dei petardi sequestrati a Zornitta non è mai stata ritrovata. Zornitta si è difeso dicendo di averla usata per fare fuochi d'artificio utilizzando pennarelli svuotati. Dichiarazioni smentite però in primo luogo dagli esperti delle forze dell'ordine, quindi sia dalla moglie che da un amico.

10. Primo trasferimento.
Zornitta si trasferisce da Belluno a Pordenone nel 1987. Nel giugno del 1988 nel cortile della scuola elementare De Amicis di Pordenone, a mille metri dalla casa in cui abitava Zornitta, esplode una torcia.

11. Secondo trasferimento.
Nel luglio 1993 Zornitta si trasferisce ad Azzano Decimo, provincia di Pordenone. Nel marzo di due anni più tardi ad Azzano Decimo si verificano due esplosioni.

12. Laboratorio.
L'accesso alla stanza utilizzata a laboratorio è possibile solo a Zornitta, l'unico che ha le chiavi a disposizione.

13. Stop di tre anni.
Dall'attentato a Lignano nell'estate 1996 passano quasi quattro anni prima del successivo evento. Periodo che coincide con la nascita della figlia di Zornitta. Sono anni particolarmente critici per la moglie che, in conseguenza del parto, necessita per lungo tempo di un'assistenza particolare da parte del marito. Assistenza che le viene puntualmente garantita dal coniuge.

14. Polistirolo.
Tra gli oggetti trovati dagli investigatori nei luoghi degli attentati ci sono bombolette e vaschette di polistirolo. Prodotti venduti in negozi di Belluno e Lentiai, provincia di Belluno. Si tratta della provincia di provenienza di Zornitta. I negozi dove sono stati acquistati le bombolette e le vaschette di polistirolo, in particolare, vengono frequentati dai familiari di Zornitta, clienti abituali. Zornitta stesso a Belluno possiede un'abitazione e, di tanto di tanto, torna nel paese d'origine.

15. Fratello.
Altri indizi, non certo prove, derivano dal precario stato di salute del fratello di Zornitta. Condizioni che, secondo gli investigatori, possono aver contribuito a spingere Zornitta a individuare particolari bersagli e scegliere particolari strumenti e modalità d'azione. Da un lato un grave problema agli arti del fratello l'avrebbe spinto a costruire oggetti che devono essere presi in mano e che, esplodendo, provocano danni agli arti. A pochi mesi da una diagnosi di grave malattia del fratello, nel 2000, gli investigatori notano che l'attentatore punta su obiettivi religiosi (vedi il cero nel cimitero di Motta di Livenza). Frutto di una crisi religiosa?

16. Tracce telematiche.
Gli investigatori hanno passato al setaccio le tracce telematiche collegabili a Zornitta: telepass, bancomat, tessera del carburante, tabulati telefonici, badge aziendale.

Luglio 2000. Nel giorno dell'esplosione del tubo in spiaggia a Lignano Zornitta risulta in trasferta in luogo non meglio identificato per la ditta per cui lavorava allora: non presenta richiesta di rimborso spese.

Da settembre a novembre 2000 vengono collocati 5 ordigni: in questo periodo Zornitta utilizza pochissimo il cellulare. Nei giorni immediatamente precedenti al caso delle uova Zornitta usufruisce di un paio di giorni di malattia. Un individuo molto somigliante a Zornitta viene registrato dalle telecamere del tribunale di Pordenone nel giorno in cui, nel marzo 2003, si verifica un'esplosione nei bagni del tribunale. In quel giorno al lavoro non risulta l'utilizzo del badge, ma una successiva autocertificazione di presenza. E in effetti in ditta Zornitta c'era stato, visto che aveva telefonato alla moglie verso mezzogiorno: orario comunque compatibile con una «toccata e fuga» in tribunale.

E' ancora il badge aziendale a rendere compatibile un'uscita dal luogo lavoro di Zornitta qualche giorno prima del ritrovamento dell'ordigno collocato sull'inginocchiatoio della chiesa di Sant'Agnese.

17. Ovetti.
Dieci giorni dopo l'esplosione di un ovetto Kinder a Treviso, nel laboratorio della ditta per cui lavora all'epoca Zornitta viene trovato un foglietto di solito contenuto all'interno di quel prodotto. Non sono stati trovati, invece, nè la stagnola nè l'ovetto che contiene la sorpresa. Interrogati dagli investigatori tutti i dipendenti della ditta hanno escluso di aver mangiato o anche solo portato ovetti Kinder all'interno della ditta. Dopo il caso dell'ovetto a Treviso Zornitta è stato visto trapanare in modo furtivo, nel laboratorio della ditta, un oggettino prontamente nascosto. Circostanza che, in seguito, Zornitta non ha potuto o voluto chiarire agli investigatori.

132 perquisiti.
Delle 132 persone perquisite nell'ambito dell'indagine su Unabomber Zornitta è l'unico in cui sono state riscontrate, tutte assieme, una serie di circostanze. Passione per la realizzazione di razzi e giochi pirotecnici. Possesso di un laboratorio con accesso esclusivo.

Capacità tecniche. Raccolta di materiale di scarto elettrico e abitudine all'acquisto di materiale a basso prezzo. Possesso della strumentazione necessaria al confezionamento degli ordigni. Residenza, fin dai primi episodi, in una cerchia situata a pochi chilometri dalla zona in cui si verificava l'evento. Compatibilità tra i supermercati frequentati e quelli in cui vengono collocati gli ordigni o acquistate le pile utilizzate per confezionarli. Sequestro di oggetti simili o uguali a quelli utilizzati da Unabomber.

Rinvenimento del foglietto di istruzioni dell'ovetto Kinder nel luogo di lavoro. Sparizione delle cannucce esterne delle penne Bic. Trasferta «sospetta» nel giorno dell'esplosione del tubo a Lignano. Mancato utilizzo del badge al lavoro il giorno dell'esplosione del tribunale di Pordenone. Malattia e cellulare muto nel periodo in cui avvengono una serie di attentati legati all'uso di prodotti alimentari. Compatibilità di un'uscita dal lavoro nel giorno in cui è stato probabilmente posizionato l'ordigno nella chiesa di S. Agnese. Infine le dichiarazioni smentite dalla moglie e da un amico. Nessuna prova, certo. Solo un lungo elenco di indizi a carico di Zornitta.

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