Diecimila diabetici nel Bellunese Un sostegno anche dall’Associazione

Luca Maciga / BELLUNO
Un sostegno, un aiuto per affrontare il diabete. L’associazione Diabetici Bellunesi ha come obbiettivo quello di informare ed aiutare le persone in merito alla convivenza con la patologia.
Presente sul territorio dal 2014, conta poco più di un centinaio di associati ed ha sede in via del Piave 5, nella “Casa del Volontariato”. Pur essendo nata sei anni fa, va detto che era già presente nel Bellunese un’Associazione Diabetici Bellunesi negli anni ‘90, guidata all’epoca dal presidente Corrado Zaupa, molto attivo all’interno del Comitato d’Intesa. Poi l’ADB si sciolse, per rinascere a pieno regime nel 2014.
A Belluno c’è anche l’Associazione Giovani Diabetici, che opera maggiormente nella zona del Feltrino e che si occupa dei pazienti più giovani.
Duilio Maggis, attuale presidente, spiega le criticità che incontra chi ne soffre: «Solitamente il paziente va spesso ad urinare, visto che lo zucchero non viene assimilato, ha tanta sete, è sempre stanco, affaticato e fa fatica a fare qualsiasi attività, oltre alle conseguenze sui vari organi. Poi, nei bambini, si verifica anche la chetoacidosi, in cui “delle sostanze di rifiuto” entrano nel sangue e portano a delle conseguenze abbastanza importanti, come il senso di vomito ed altri sintomi».
Come associazione, che servizio fornite ai vostri associati?
«All’inizio, quando subentrai come presidente, pensavo di istituire uno sportello per il diabetico, magari in ospedale. Purtroppo l’idea non è andata in porto. Come associazione non possiamo dare un aiuto medico. Noi forniamo assistenza per quanto riguarda la parte legislativa, per esempio per chiedere i permessi sul lavoro. Poi per il diabetico è un grosso problema rinnovare la patente, in quanto deve presentarsi davanti ad una commissione. In questo caso noi diamo una serie di indicazioni».
Quali sono invece i servizi che forniscono le Usl?
«In provincia ci sono quattro diabetologie: al San Martino, a Feltre, Pieve di Cadore e Agordo. Queste seguono il paziente dal punto di vista patologico. Inoltre il diabete di tipo 2 viene affidato al medico di base: si fa la prima visita in reparto e poi, essendo una patologia gestibile, viene seguita dal medico di famiglia. Va inoltre evidenziato che, in generale, non ci sono molti diabetologi. Il problema è nazionale, in quanto pochi medici si specializzano in diabetologia perché non è un settore che offre grandi sbocchi di carriera o particolari guadagni. Questo crea qualche criticità all’interno della nostra azienda sanitaria. Per esempio, attualmente, il diabetologo in servizio a Pieve di Cadore presta servizio alcuni giorni alla settimana ad Agordo. Inoltre, all’ospedale San Martino lo scorso anno una diabetologa si è trasferita a Reggio Calabria. La diabetologia di Feltre si occupa soprattutto dei bambini».
Che rapporto avete con i sanitari delle strutture pubbliche?
«Posso dire che c’è un buon rapporto con il primario della diabetologia di Belluno. Come associazione, ogni anno stiliamo una relazione che viene inviata alla Regione in cui dettagliamo lo stato dei rapporti con i vari reparti di diabetologia. Ogni anno ci viene richiesto».
Com’è la situazione nel Bellunese?
«In provincia, su 200.000 abitanti, i diabetici sono circa 10.000. A Belluno, dal punto di vista numerico, siamo leggermente più alti rispetto alla media nazionale. Per questa patologia è necessario lavorare sull’alimentazione e non è facile far cambiare le abitudini alimentari ad un bellunese». —
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