Diecimila giovani “in fuga” dal Veneto attivato un osservatorio regionale
Sono 10mila i giovani che l’anno scorso hanno lasciato il Veneto per andare all’estero a studiare o a lavorare. Numerosi, tra loro, i cosiddetti “cervelli”. I bellunesi sono stati più di un migliaio.
Se le aziende non riescono a trovare il personale specializzato di cui hanno bisogno, sarà possibile far rientrare almeno le figure che si stanno professionalizzando in giro per l’Europa, ma anche in Australia o nelle Americhe?
Il tema è stato sollevato al raduno dei “Trevisani e dei Veneti nel mondo” che si è svolto ieri in Pian Cansiglio, nonostante il maltempo.
«Come Regione, abbiamo attivato un Osservatorio specifico – fa sapere l’assessore Manuela Lanzarin – e stiamo cercando di capire come intercettare questi giovani che emigrano, perché è fondamentale capitalizzare le nostre risorse umane e in particolare questi cervelli che escono dal nostro sistema per cercare fortuna all’estero».
Oscar De Bona, presidente dell’associazione “Bellunesi nel mondo” ha partecipato con numerosi collaboratori alla festa in Cansiglio e conferma che sta procedendo la collaborazione tra l’Abm e le realtà che si sono dichiarate disponibili a dare accoglienza ai giovani bellunesi che volessero rimpatriare.
«Confermo che va avanti il programma con De Bona e la “Bellunesi nel mondo” – ci fa sapere Francesco De Bettin, titolare di DBA Group, presso la cui sede di Santa Stefano di Cadore si terrà in dicembre un raduno di “Belluno radici”. «Abbiamo contattato numerosi giovani, in giro per il mondo, i cui indirizzi ci sono stati dati dall’Abm. Alcuni di loro si sono dichiarati interessati ad un possibile ed auspicato ritorno, ovviamente a determinate condizioni. Altri, invece, ci hanno fatto sapere che le loro scelte di vita li portano a rimanere nei Paesi d’adozione».
Certo è – prosegue De Bettin – che in tante aziende del territorio mancano appunto figure professionali, e magari anche super specializzate, che si trovano solo all’estero, magari appunto tra i nostri giovani. Tra i 2mila del Cansiglio, ci sono i ragazzi del Coordinamento dei Giovani Veneti nel mondo. «Un’operazione rientro? Sarebbe interessante. Siccome ci siamo già qui, potremmo anche restarci – sorridono – , purché le aziende ci garantiscano le stesse opportunità che troviamo in Svizzera piuttosto che in Germania».
L’assessore Lanzarin ricorda che all’estero c’è un altro Veneto, 5 milioni di persone che dimostrano di avere legami saldi e forti con la terra d’origine. Lo conferma Luciano Alban, vicepresidente della Consulta dei Veneti all’estero: «I Veneti nel mondo devono essere considerati risorse e non un peso – sottolinea -. Se una persona parte da radici profonde, andando all’estero non può che rafforzarle».
Quindi, se decide di rientrare, lo fa da una posizione di forza e di risorsa per l’azienda che lo dovesse assumere. La Regione ha già previsto degli incentivi per chi desidera rimpatriare e l’assessore Lanzarin ha assicurato che queste opportunità saranno incrementate con nuove disposizioni di legge. Ieri, per la prima volta dopo anni, il presidente Luca Zaia non c’era, trattenuto da altri impegni. Ha però mandato una lunga lettera in cui rende onore ai Veneti nel mondo.
«Grazie a loro è stato esportato nel mondo il modello veneto dell’emigrazione. Uomini e donne che non sono andati a riempire le galere o bighellonare per le strade, ma per realizzare un progetto di vita, per portare lavoro, conoscenze e competenze, capacità di sacrificio, nel rispetto delle leggi, degli usi e costumi delle terre che li hanno ospitati – si legge nel messaggio di Zaia -. Hanno concorso alla crescita dei Paesi che li ospitavano, con la fatica e a volte anche con la tragedia, talora ricoprendo importanti incarichi nella vita sociale, economica e politica locale. Se un tempo i nostri migranti partivano con la valigia di cartone, per fame o perché c’era la guerra, oggi la migrazione, in particolare quella giovanile, è rappresentata dalla sete di conoscenze, dalla “circolarità di cervelli”, dalla ricerca di nuovi sbocchi all’estero».
Al raduno dei “Veneti nel mondo” è intervenuto anche l’arcivescovo Fabio Dal Cin, che con numerosi sacerdoti ha concelebrato la messa, richiamando ai valori dell’accoglienza e della solidarietà e – ha precisato – del rispetto e della dignità di ogni uomo. —
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