Diga del Vajont, una gestione condivisa

Pro loco Longarone e Parco delle Dolomiti friulane si sono divisi i compiti per agevolare le visite. Nei park ci sono i volontari
Di Enrico de Col

LONGARONE. Visite guidate costose, parcheggi disagevoli, chioschi che vendono ben oltre una semplice bottiglia d’acqua. In questi giorni ci sono state diverse prese di posizione sulla gestione turistica del sito della diga del Vajont, con lamentele sui costi delle visite guidate e sulle condizioni della zona, in particolare parcheggi, chioschi e sicurezza generale.

Tutto il sito è in gestione, su convenzione dell'Enel e dei comuni, al Parco delle Dolomiti Friulane, che si occupa delle visite guidate tramite una convenzione con la Fondazione Vajont che ha formato il personale delle Pro loco di Longarone, Vajont ed Erto e Casso.

Dal 2007, da aprile a novembre sono aperte le visite guidate al coronamento della diga, in successione dalle 10 alle 17 per una durata di 45 minuti circa. Possono prendervi parte i turisti, che comprano il ticket per l'ingresso in biglietteria, che le comitive organizzate, che pagano 5 euro a persona (come tutti): soldi destinati al Parco e, in minima parte, alla Fondazione, e che servono per pagare il personale che fa servizio guida, i custodi e la manutenzione.

Cosa fa la Pro loco Longarone. La Pro Loco di Longarone ha scelto da qualche tempo di occuparsi solo delle visite con comitive organizzate: «Abbiamo scelto di concentrarci su questo settore perché il ritmo delle visite era troppo frenetico, e tra i nostri informatori ci sono anche dei superstiti del Vajont», spiega la responsabile delle guide Sonia Bortoluzzi. «Il costo dell'entrata in questo caso è ripartito tra noi, il Parco e la Fondazione».

Per quanto riguarda la presenza di chioschi «è doveroso avere una bottiglia d'acqua in quelle zone, oppure dei bagni», sottolinea la Bortoluzzi, «ma c'è davvero un'esagerazione nella vendita delle merci più disparate, come le piantine. Noi abbiamo scritto delle lettere di protesta ma è la polizia municipale che dovrebbe dare una regolata a questo “bazar”».

C'è poi il problema della mancanza di un attraversamento pedonale o di un'area di sosta delle corriere, che sono costrette a fermarsi per strada intasando il traffico già singhiozzante per via dai semafori che fanno passare il traffico ogni 7 minuti. «Si dovrebbe usare un po' più di buon senso», continua la Bortoluzzi, «perché quella è una zona industriale con tunnel e strade sterrate, non un sito turistico, con tutte le conseguenze del caso anche sul piano della sicurezza».

Il Parco Dolomiti friulane. «Il nostro compito», spiega invece Rossella Lorenzi, responsabile delle visite guidate del Parco, «è solo quello della gestione del coronamento e delle visite. Abbiamo anche alcune guide naturalistiche che si occupano di escursioni in zona e, in numero limitato, delle visite guidate insieme al personale delle tre Pro loco. Ci occupiamo delle sorveglianza e della pulizia del coronamento ma, per quanto riguarda i parcheggi e i chioschi, la competenza è del comune di Erto».

I Ranger nei parcheggi. Per gestire l'ordine pubblico del sito da qualche tempo sono in servizio alcuni volontari dell'associazione Ranger di Pordenone: «Veniamo chiamati dal Parco e dal sindaco di Erto», racconta uno dei membri, Gregorio Bello, «e aiutiamo a mantenere l'ordine nei parcheggi e nei dintorni. Quelli vicino alla diga sono asfaltati e costano due euro. Noi lo facciamo per passione, per migliorare il decoro della zona evitando episodi spiacevoli come pic nic improvvisati o gente che si veste come per andare in spiaggia, tutte cose poco consone ad un luogo della memoria. Devo dire che abbiamo anche ridotto il numero di veicoli parcheggiati in strada, indirizzando le auto verso il parcheggio più in alto che si trova a soli 400 metri».

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