Vanoi, il Consorzio Brenta non si ferma: avanti tutta con la progettazione della diga

Il Consorzio Brenta continua con il progetto della diga sul Vanoi, da 20 milioni di metri cubi e un costo di 167 milioni di euro

Francesco Dal Mas
Il torrente Vanoi dove dovrebbe sorgere la diga
Il torrente Vanoi dove dovrebbe sorgere la diga

 

Sul Vanoi, nonostante le autorevoli e popolari contrarietà, si va avanti. Il Consorzio Brenta, che ha proposto la discussa diga, è in attesa che venga convocata l’assemblea dei soci per il rinnovo della presidenza e del cda. Intanto, però, il vertice uscente ha deciso di procedere: con gli studi sul serbatoio da 20 milioni di metri cubi e da 167 milioni di costo.

«Studi di approfondimento», come viene specificato, che diano risposta a «tutte le esigenze e tutti i fattori emersi durante il Dibattito pubblico». Tenendo conto, si specifica pure, delle «auspicabili sinergie per offrire opportunità a tutte le realtà territoriali».

Quelle, evidentemente, che hanno contestato, dalla Provincia di Belluno a quella di Trento, passando per le valli più rivoltose. Valli e province che in queste ore si chiedono se forse non era il caso che il Consorzio attendesse il prossimo vertice per una scelta così complessa. Vertice, però, che potrebbe risultare di orientamento opposto.

Ma il Consorzio ritiene di dover comunque decidere di andare avanti perché se «l’Acqua è senza confini», come avrebbe testimoniato il Dibattito Pubblico, «non si vuole rinunciare all’idea e all’auspicio di una solidarietà tra montagna e pianura», per cui – insiste lo stesso Brenta – se le acque non vengono utilizzate a monte e sono essenziali per la sopravvivenza di valle, possano essere trattenute e regolate».

La governance del Consorzio ha deciso sulla base delle conclusioni a cui è arrivato – in anticipo di un mese sulla data prevista – il Responsabile del Dibattito Pubblico e del Proponente, Gennaro Mosca. La sua relazione conclusiva specifica che tante risposte date dal Consorzio alle osservazioni pervenute da più parti «sono esaustive», mentre alcune tematiche rimangono «aperte».

Specificando che anche a questa va data puntuale risposta, Mosca sottolinea che comunque «l’incompleta o assente trattazione di taluni contributi non appare connessa a una volontà omissiva e opaca del proponente, che invece ha profuso particolari energie nella elaborazione dei riscontri alle osservazioni, mostrando una piena e apprezzabile discloscure, ma all’indeterminatezza fisiologica della fase progettuale alla base del confronto, unitamente alla complessità della materia». Un modo per giustificare «una successiva fase» per «l’approfondimento delle analisi e delle indagini».

E questo in particolare su un punto: «L’emersione dei nodi di conflitto e l’auspicabile raffreddamento delle connesse tensioni». Che cosa significa? Cercare una mediazione con chi è contrario al serbatoio. Chi dice no, però, non vuole assolutamente la diga. È ben favorevole alle alternative: dallo sghiaiamento dei bacini al rimpinguamento delle falde in pianura, passando per i piccoli invasi.

Ma per il Brenta, sembra già una mediazione aver rinunciato alla diga da 33 milioni di metri cubi per quella da 20 milioni. «Si ritiene la migliore proposta per contemperare anche gli altri fattori in gioco, in primis legati alle valutazioni sulla sicurezza e anche a quelle ambientali – spiega infatti una nota –. Sotto tale luce si rafforza ulteriormente la necessità di integrare un polmone di scorta e regolazione che la diga e il relativo bacino metteranno a disposizione con alcuni altri elementi che, pur essendo ritenuti di carattere “complementare” e non “alternativo” (ricarica della falda, risparmio irriguo, sghiaiamento bacini esistenti, incremento della disponibilità dei bacini esistenti per gli utilizzi irrigui e potabili della pianura, ecc.) e in parte sono stati già realizzati e progettati dal Consorzio».

L’approfondimento annunciato riguarda il progetto di serbatoio da 20 milioni di metri cubi e dal costo di circa 167 milioni.

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