Dimissioni “rapide” e i Comuni pagano il conto

I sindaci sul piede di guerra con l’Usl 1 di fronte a pratiche sempre più frequenti che fanno lievitare le spese dell’assistenza domiciliare. Massaro: «Ora basta»
Di Paola Dall’anese

BELLUNO. Sempre più dimissioni “rapide” dall’ospedale e sempre più pazienti che finiscono in carico ai servizi domiciliari dei Comuni, con aggravio delle spese per i sempre più risicati bilanci municipali.

Una “mala” pratica denunciata dal primo cittadino di Belluno, Jacopo Massaro, che in qualità di presidente del Comitato di distretto 1 di Belluno lancia l’allarme e dice basta. «Questa pratica sta diventando sempre di più diffusa in questi ultimi tempi», precisa Massaro, «e permette all’Usl di ridurre i costi dell’ospedalizzazione, facendo per contro aumentare le spese a carico degli enti locali sottoforma di assistenza domiciliare. Ma i bilanci dei nostri municipi sono ormai ridotti al lumicino e queste spese in più non aiutano».

«La sensazione», precisa Massaro, «è che la Regione tramite l’Usl stia indirettamente scaricando alcuni costi sui Comuni e sui cittadini e questo non è giusto. È un compito istituzionale della Regione, forse il più importante, quello di garantire un servizio sanitario degno di tale nome. Con il buco dell’Usl 1 Dolomiti di 33 milioni di euro, non vorrei che questa pratica divenisse sempre più diffusa».

Ma il sindaco e i suoi colleghi non ci stanno. «Vogliamo sollevare con forza questo problema perché è terribile», dice Massaro. «Noi comuni, a differenza di quello che sembra fare oggi la Regione, ci prendiamo cura dei nostri cittadini. Anche quando non spetterebbe a noi. Solleveremo con forza questa questione e chiederemo spiegazioni».

A dare una mano agli amminstratori ci sono anche i sindacati che, nel confronto con gli enti locali per concordare principi di equità nella definizione delle tariffe per l’utilizzo dei servizi sociali, hanno rilevato molte lamentele. «Non è possibile andare a gravare ancora una volta sui Comuni, che devono già tamponare molte mancanze dello Stato», dice il segretario dello Spi Cgil, Renato Bressan. «Moltissimi sindaci che abbiamo incontrato in queste settimane ci hanno palesato questo problema che sta diventando insostenibile. Basta aggiungere ai costi di queste dimissioni rapide quelli di qualche ragazzo che necessita di essere aiutato in comunità terapeutica e allora i bilanci saltano anche nel comune più virtuoso. È ora di dire basta».

Bressan se la prende con l’Usl 1. «Se poi veniamo a sapere che l’Usl dichiara un deficit per il 2017 di 33 milioni di euro, la preoccupazione non può che aumentare. Vorrei sapere quali sono le voci di spesa che hanno portato a questo deficit, se questo è determinato da un aumento delle spese o da una diminuzione dei trasferimenti e se la Regione intende ripianare. Tutto questo, però, non deve andare a pesare ancora una volta sui cittadini, a cui si chiede una compartecipazione sempre più elevata ai servizi. Di fronte a queste criticità chiederemo un incontro al direttore generale dell’Usl, ma siamo anche pronti a manifestare il nostro dissenso davanti alla sede di via Feltre».

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