D’Incà (5 Stelle) sull’ente Parco: «Zaetta l’uomo giusto»
FELTRE. «La Lega a tutti i livelli dal provinciale al nazionale, passando per la Regione Veneto, si deve assumere tutte le proprie colpe per la mancata nomina del Presidente del Parco nazionale Dolomiti bellunesi». A dirlo è Federico D’Incà deputato bellunese del Movimento 5 Stelle e Questore della Camera dei deputati.. Giovedì pomeriggio nel consiglio del Parco si è consumato l’ultimo strappo, in cui in un sussulto di dignità il direttivo con a capo il vice presidente Franco Zaetta si è dimesso facendo di fatto cadere l’ente e spianando la strada all’arrivo del commissario, peraltro di nomina ministeriale. Un gesto che lascia sguarnito l’organigramma del Parco, la cui gestione per la sola ordinaria amministrazione è stata affidata a Simonetta Dalla Corte, responsabile dell’area amministrativa. Assieme a Zaetta, giovedì si sono dimessi Massimo Collavo, Mario De Bon, Mattia Feltrin e Marcello Malacarne. Era assente Maguolo per malattia mentre Serra è un rappresentante tecnico dell’Ispra.
«Da ottobre su mia richiesta», spiega ancora il deputato D’Incà, «abbiamo intrapreso per la nomina del Presidente del Parco un percorso che partisse dal coinvolgimento del territorio, in particolare con la Comunità del Parco. Volevo passare dalla solita corsa alla poltrona con un nome di partito, ad una personalità invece condivisa con il territorio che togliesse ogni alibi al futuro sviluppo del Parco Nazionale delle Dolomiti, in accordo con il Ministro dell’Ambiente Costa».
«Ringrazio i sindaci per aver cercato di dare il proprio contributo attraverso l’indicazione di tre nomi di assoluto rilievo: Zaetta, Bristot e Vigne. Sempre con il Ministro Costa abbiamo individuato in Zaetta la persona che poteva aiutare il Parco a chiudere le ferite aperte dopo la tempesta Vaia, a risolvere l’annosa questione della divisione del Parco tra Demanio e Carabinieri, l’adozione del Piano e del regolamento del Parco», spiega ancora il deputato del Movimento 5 Stelle. «L’esperienza di Zaetta, a cui va riconosciuto il merito di aver tenuto in piedi il Parco con la sola vicepresidenza, permetteva di riconoscere in lui il profilo più idoneo alla nomina di Presidente».
D’Incà prosegue nel suo ragionamento: «Ho speso mesi nel cercare di convincere nel merito dei problemi tutti i leghisti. Dalla sottosegretaria Gava, ai parlamentari locali e alla Regione Veneto. Ancora oggi non ho capito il perché del diniego» prosegue il portavoce del Movimento 5 Stelle. «Lo dico a tutti i rappresentanti della Lega: non si può pensare di nominare solo persone vicine al proprio partito. Abbiamo il compito come Governo di nominare le persone più capaci per risolvere i problemi dei cittadini, confrontandosi con il territorio. Le tredici nomine dei Presidenti di Parco ferme ad oggi in Italia sono frutto di questa logica».
«Voglio ringraziare ancora tutto il consiglio direttivo del Parco e il vicepresidente Zaetta», conclude D’Incà. «Mi dispiace per l’ennesima mancata occasione, adesso arriverà il commissario». —
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