Dirigente di Poste reintegrato «Il licenziamento fu ingiusto»

BELLUNO. Reintegrato nel suo posto di lavoro. E Poste condannata a risarcirlo con un indennizzo di 20 mila euro. Giampaolo Tronchin, 55 anni, dirigente di Poste Italiane spa, all’epoca responsabile recapiti della province di Treviso e Belluno, venne licenziato in seguito allo scandalo delle lettere civetta, utilizzate per controllare l’efficienza del recapito e della consegna, che sarebbero risultate in realtà già note alle strutture interne. Il dirigente ha vinto la sua battaglia giudiziaria avviata contro l’azienda, come si legge nella sentenza del tribunale del lavoro di Treviso.

Il giudice ha ritenuto «pretestuosa e ingiustamente vessatoria» la natura del licenziamento subìto da Tronchin. Non solo: ha valutato «sufficientemente dimostrata» la condotta di Poste Italiane spa, come «arbitraria, superficiale e quantomeno colposa». Perché? Il giudice evidenzia la strategia di Poste: «Formulare contemporaneamente numerosissime contestazioni disciplinari ad altrettanti dipendenti, per la medesima tipologia di addebiti, utilizzando tesi di contestazione in parte standardizzati, salvo modulare le sanzioni in modo poco intellegibile, poiché nonostante contestazioni simili alcuni dipendenti sono stati licenziati e altri sanzionati in modo lieve».

Insomma, Poste ha inviato contestazioni al limite del “copia e incolla” ma ha poi adottato provvedimenti differenti nei confronti dei dipendenti coinvolti. E ancora, scrive il giudice, «questa strategia non sarebbe stata adottata da Poste sulla base di accertamenti seriamente voluti a valutare le eventuali responsabilità dei dipendenti, quanto piuttosto per apprestare una immediata difesa contro le censure di inefficienza con cui la stessa Poste era stata bersagliata dai media e in sedi politicamente importanti (interrogazioni parlamentari ndr)», anche rispetto al contratto di servizio con Agcom.

Lo scandalo era esploso nel 2016, in tutta Italia, deflagrando anche in Veneto e a Nordest. Una decina di dirigenti ai vertici del compartimento, altri quadri intermedi, e funzionari erano accusati di avere agevolato tra 2013 e 2014, lungo la complessa filiera della distribuzione, le lettere civetta, le missive campione utilizzate dalla società esterna di controllo (la Izi srl) per monitorare tempi di consegna e qualità del servizio.

Secondo Poste i tempi, nei report di qualità, risultavano eccellenti, anche se non corrispondenti al vero, perché ai parametri del servizio erano legati fra l’altro premi e benefit di produttività del contratto nazionale stipulato con Agcom.

C’erano state rimozioni – fra cui Tronchin, licenziato – sospensioni cautelative, e altre contestazioni, fino ai livelli impiegatizi. —

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