Diritti inespressi: lo Spi Cgil recupera 142 mila euro per 183 pensionati

Occhio alle pensioni, potrebbero non contenere tutte le indennità a cui si ha diritto. A lanciare l’allerta è lo Spi Cgil di Belluno, che lancia la campagna per i cosiddetti “diritti inespressi”, dopo il successo dei controlli eseguiti lo scorso anno su alcune pratiche di cittadini in quiescenza.
I diritti inespressi
I diritti inespressi sono «tutte quelle prestazioni assistenziali e previdenziali erogabili dall’Inps dietro presentazione di una specifica domanda», spiega Elisa Casanova, dipendente dello Spi. Tra questi rientrano l’assegno al nucleo familiare, le integrazioni al trattamento minimo, le maggiorazioni sociali e tutte le prestazioni per le invalidità civili. «Sono prestazioni legate al reddito personale o coniugale, all’età e anche all’anzianità contributiva. Questi diritti si prescrivono nel termine quinquennale, quindi per poterli vantare bisogna attivarsi tempestivamente presentando la domanda all’Inps», conclude l’appello di Casanova.
I dati
«Nel corso del 2018», sottolinea Maria Rita Gentilin, segretaria dello Spi, «la nostra segreteria ha controllato 356 certificati di pensione. E quello che abbiamo visto non ci è piaciuto», sottolinea. «Ci siamo così mossi e siamo andati a sistemare le posizioni con l’Inps di altrettanti pensionati, recuperando in tutto 141.958 euro. Si pensi che per alcune voci, come ad esempio gli assegni al nucleo familiare, si parla di 52 euro al mese che devono essere pagati. Se moltiplichiamo questa somma per cinque anni, un pensionato può recuperare anche 3 mila euro. Se invece parliamo di quattordicesime non erogate, la somma da recuperare si aggira sui 6-7 mila euro per il quinquennio». Sul totale dei controllati, il 51% è risultato non conforme, ben 183 persone: 12 mancavano della somma di integrazione del cosiddetto trattamento minimo che viene riservato dallo Stato a chi non ha maturato la pensione minima; a 71 persone non era stata assegnata la quattordicesima e quindi i relativi interessi; a 65 mancavano gli assegni al nucleo familiare, soprattutto donne o uomini soli con invalidità al 100%. A 28, infine, non erano state applicate le detrazioni fiscali. «Tutto questo lavoro ha redistribuito sul territorio grandi risorse che sono state percepite soprattutto da persone con redditi molto bassi», sottolinea Gentilin che aggiunge: «Per questo motivodico che è importantissimo passare nelle sedi del sindacato dei pensionati per migliorare le performance dell’assegno pensionistico».
campagna informativa
La campagna informativa per i diritti inespressi è appena partita e sarà portata avanti dallo Spi tramite la propria presenza nei mercati cittadini. I gazebi del sindacato saranno organizzati per il 23 ottobre a Tai di Cadore, il 26 a Belluno, il 29 a Feltre e il 30 ad Agordo. «Saremo nei mercati con i nostri referenti», sottolinea Gabriele Ganz, da ieri nella segreteria dei pensionati, «chi vorrà, potrà portare il codice fiscale e un documento, noi saremo in grado di fare le prime verifiche sulle posizioni pensionistiche per capire se sono conformi o meno». «Si tratta di un’iniziativa per ridurre la diseguaglianza e per garantire pari opportunità a tutti, soprattutto a chi è in difficoltà e l’obiettivo è far crescere gli assegni più bassi», commenta ancora Gentilin che conclude: «In provincia di Belluno si concentrano le pensioni più basse del Veneto, con una media di 1.323 euro al mese per gli uomini e di 655 euro per le donne». —
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