Disoccupati 11 mila bellunesi:tanti i giovani

Preoccupano i dati sul lavoro dei primi cinque mesi del 2015 forniti dalla Cisl. Il sindacato: «La ripresa non significa nuova occupazione». Anna Orsini: «Anche il territorio deve fare la sua parte»

BELLUNO. Cala la popolazione (-0.2%), aumentano gli over 65 (+24% rispetto al 2013), gli inoccupati (vale a dire l’insieme di chi ha perso il lavoro e lo cerca e chi invece non ha mai lavorato o ha perduto l’impiego definitivamente) salgono a 11.600 (+7.5% rispetto al 2013) e tra questi il 30.3% è di età compresa tra i 15 e i 24 anni. Sono i giovani, quindi, a pagare più pesantemente gli effetti della crisi in provincia, e insieme alle fasce tra i 18 e i 29 anche gli over 50. Le prospettive non sono delle migliori, come hanno spiegato i segretari della Cisl di Belluno-Treviso, Rudy Roffaré e Anna Orsini presentando i dati del mercato del lavoro dei primi cinque mesi del 2015.

«L’elemento che salta subito agli occhi è che la popolazione è calata nel 2014, attestandosi a 209.430, e di questi il 6.4% è costituito da stranieri», dice Roffaré. «I ragazzi tra 0 e 14 anni sono il 12.6%, in calo rispetto al 12.7% del 2013, mentre gli over 65 sono il 24% (+0.5% rispetto all’anno precedente). Questo è negativo in vista della tenuta sociale del nostro territorio», evidenzia il sindacalista.

I dati economici. Nel 2014 le imprese sono passate da 18.895 a 18.816 e nel primo trimestre 2015 si registra un’ulteriore flessione (18.675, -0,5%).

A soffrire di più sono le piccole e medie aziende artigiane che dalle 5.216 del 2014, hanno visto nei primi tre mesi dell’anno un’ulteriore flessione (-0,7%). Le crisi aziendali nel 2014 sono state 70 (64 nel 2013) coinvolgendo 1.374 lavoratori. L’unico dato positivo è l’aumento dell’export cresciuto nel 2014 dell’ 8,6% (occhialeria 11,4%), in controtendenza rispetto al Veneto.

Disoccupazione. Il tasso di occupazione segna un +67,6%, in miglioramento rispetto al 67% del 2013. Le nuove assunzioni al dicembre 2014 sono state 29.405 (+5,7% rispetto al 2013), mentre le cessazioni sono 30.235 (+4,9%), con un saldo negativo di 830 persone (nel 2013 era di -1.005 persone).

«Purtroppo, ancora una volta, la ripresa produttiva non si traduce in posti di lavoro», dice Roffaré. «La disoccupazione in provincia è aumentata di 800 unità rispetto al 2013 arrivando a sfiorare il 12% reale. Inoltre, i dati sono pesantemente condizionati dalle performances delle imprese più grandi che godono di una maggiore interazione con i mercati stranieri, mentre le Pmi manifatturiere, le società di servizio, l’edilizia e il legno (con il loro indotto), continuano ad essere in difficoltà».

Diminuite anche le ore di cassa integrazione (-32.3% più che in Veneto -21.5%). Nel primo trimestre 2015 c’è stato un ulteriore calo dell’1.5%.

Anche il commercio sta subendo la crisi, soprattutto la grande distribuzione. Per Roffaré sarebbe importante «supportare le aziende che hanno investito in tecnologia, in qualità del prodotto e in aggregazioni. Altrimenti il rischio è quello di continuare ad avere una economia ciclica e non strutturata. La scommessa è che ci siano sistemi e infrastrutture adeguate a sostegno delle nostre imprese. La competizione internazionale non la vinciamo sui costi, ma sulla creatività che le nostre aziende dimostrano di possedere».

«Considero positivo e plaudo al dato che le imprese bellunesi riescano a cogliere un contesto più favorevole, grazie anche al cambio euro/dollaro e al minor costo del greggio, ma voglio sottolineare come la tenuta del sistema sia dovuta anche all’azione sindacale che è riuscita a gestire alcune crisi aziendali», dice Orsini che rilancia l’importanza della riqualificazione delle persone over 50 e richiama il territorio, Provincia e Comuni «a costruire condizioni per lo sviluppo e occasioni di lavoro per le nostre imprese. Questo territorio non sta realizzando le innovazioni che le nuove normative consentono, anche in tema di appalti».

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