Disperso a Fanes: oggi nuovo sopralluogo. «Necessario diminuire la portata d’acqua»

Istituito un gruppo di lavoro con a capo i vigili del fuoco di Belluno per il recupero del corpo del turista romano

CORTINA

Disperso a Fanes, oggi si farà un sopralluogo. Bisogna trovare il sistema per diminuire la portata d’acqua del torrente. Il caso di Alfonso Maria Lostia, il turista scomparso venerdì nel catino sotto la cascata bassa dopo una caduta, è arrivato ieri mattina in Prefettura. Durante un vertice coordinato dal viceprefetto Carlo De Rogatis e al quale hanno partecipato tutti i rappresentanti dei soccorritori e delle forze di polizia, si è deciso di costituire un gruppo di lavoro capitanato dal vice comandante dei vigili del fuoco di Belluno, con il compito di studiare ulteriormente la situazione e trovare una soluzione che possa permettere di recuperare il corpo del 38enne romano in vacanza a Cortina.

Neppure ieri sono emerse novità. Le due reti sistemate a valle dal Cnsas non hanno restituito altro, dopo una giacca a vento e una scarpa. Nei giorni scorsi hanno lavorato anche i sommozzatori di pompieri e Soccorso alpino, che si sono aiutati con sonde, una telecamera subacquea e un drone, ma senza riuscire ad arrivare sul fondo della vasca da dieci metri di diametro per otto di profondità. Tutti sono tuttora convinti che il corpo di Lostia sia ancora in quella zona, anche perché non ha dato risultati neppure la perlustrazione dell’intera asta del torrente Fanes fino alla confluenza con il Boite e anche oltre Cortina.

Dopo il salto e il catino, la portata è inferiore e l’acqua risulta meno impetuosa, ma non è emerso nient’altro.

In giornata, dopo che ieri sono stati visionati anche dei filmati girati con lo stesso drone e dall’elicottero, il gruppo di lavoro sarà di nuovo sul posto, anche con qualche specialista, per decidere come procedere: «Nell’incontro a palazzo dei Rettori, sono state espresse alcune idee e verificheremo se sarà possibile attuarne almeno una, in un contesto difficile come quello di Fanes», spiega Alex Barattin del Soccorso alpino, «alcune altre sono già state scartate, come quella di costruire una sorta di bacino a monte della cascata, per diminuire la portata del corso d’acqua. Potrebbe diventare una sorta di bomba, pronta a esplodere, con conseguenze difficilmente prevedibili. Bisogna agire sul catino nel quale è precipitato Lostia, perché non può che essere lì, tenendo conto del fatto che quel luogo lo raggiungi soltanto a piedi, pertanto non hai la possibilità di usare macchine, se non di piccole dimensioni. Ascolteremo i pareri degli specialisti e ci muoveremo di conseguenza. Certo, non si può deviare il torrente, questo è sicuro».

Lostia, che venerdì si trovava con la moglie in località Ponte Alto, si era incamminato lungo la ferrata Giovanni Barbara per andare a vedere le cascate e, secondo una prima ricostruzione, scattare delle foto.

A lanciare l’allarme, intorno alle 13.30, alcune persone che, dal belvedere sul versante opposto, l’avevano visto cadere improvvisamente dal sentiero e finire nella vasca, una sessantina di metri più sotto, senza più riemergere. —
 

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