Dissequestrato il sito Ascon di Busche

di Laura MIlano
CESIOMAGGIORE
Il cantiere Ascon è stato dissequestrato. Da ieri la Procura di Belluno ha provveduto a far togliere i sigilli dall’insediamento industriale nella frazione di Busche per la produzione di conglomerati bituminosi per l’edilizia, ferma dal trenta settembre dell’anno scorso quando già era in corso l’indagine.
Tutto ciò depone per la conclusione degli accertamenti da parte della magistratura sui «vincoli di inedificabilità assoluta che rende palesemente illegittimi i permessi di costruire rilasciati dal comune».
Era stata questa la conclusione del giudice delle indagini preliminari Aldo Giancotti per motivare il sequestro del sito Ascon di Busche. Un avviso di garanzia era stato recapitato a Klaus Schillkowski, presidente del consiglio di amministrazione della Ascon srl, a Marco Merotto della Merotto spa, la ditta che gestiva l’impianto prima dell’Ascon, e ai due progettisti dell’opera Gian Renato Piolo e Gianni De Nardin. A tutti era stata contestata la violazione urbanistica e ambientale per aver costruito un impianto in zona golenale fluviale sottoposta a vincolo di inedificabilità e per avere realizzato una platea di cemento armato, in area sismica, senza l’autorizzazione del Genio civile.
Questo è l’antefatto. Adesso si può girare pagina, dopo che la ventina di lavoratori impiegati dall’Ascon hanno sudato freddo al pensiero di un dissequestro ancora lontano. L’azienda Ascon che ha incassato la solidarietà anche dell’associazione industriali con una presa di posizione molto forte, potrebbe riprendere l’attività a breve. Anche il sindacato aveva manifestato preoccupazione per gli esiti della vicenda a livello occupazionale.
Sulla vicenda interessata all’indagine della Procura su sollecitazione di un gruppo di cittadini, i residenti di riva san Gabriele, è stata coinvolta anche la Provincia, o più precisamente, il settore pianificazione e assetto del territorio. E’ dei giorni scorsi il provvedimento, suffragato da pareri legali, mediante il quale la Provincia ha archiviato il caso mettendo una pietra sopra alla richiesta dei residenti della zona vicina al cantiere che chiedevano la sospensione dei lavori e l’annullamento del permesso di costruire rilasciato nel febbraio 2010 dal comune di Cesiomaggiore. Sempre nei giorni scorsi, inoltre, sono pervenuti in comune i risultati dell’Arpav su due mesi di monitoraggio delle emissioni in atmosfera. L’agenzia evidenzia valori nella norma.
Adesso che il cantiere è libero dal sequestro, si tratta di capire se ci saranno sviluppi dal fronte Soprintendenza alla quale i residenti di riva san Gabriele hanno fatto recapitare una lunga memoria difensiva sulla procedura di autorizzazione a costruire rilasciata dal comune. I sottoscrittori, in particolare, evidenziano un «fraintendimento» da parte della Soprintendenza. Questa avrebbe ritenuto di dare il via alla variazione di un progetto già autorizzato «confondendo l’approvazione data per silenzio assenso nel 2008 alla proposta Merotto di complessiva riqualificazione ambientale di tutta l’area, con il singolo progetto edilizio del gennaio 2010 dell’Ascon che invece non era mai stato approvato, in quanto tale, dall’organismo di tutela dei beni ambientali».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi