Dissidi con Coldiretti per l’operazione Cai: si è dimessa la direttrice del Consorzio Agrario
il caso
Domani sarà il suo ultimo giorno di lavoro alla direzione del Consorzio Agrario di Treviso e Belluno. Si congederà dai 135 dipendenti e dai 2300 soci, questi ultimi convocati per approvare il consuntivo 2020 di un realtà da 105 milioni di fatturato.
E non sarà senza emozione. Elsa Bigai, 55 anni, portogruarese, lascia l’incarico che aveva dal 2016. Si è dimessa, con una scelta professionale inattesa, che semina sconcerto in tutto il mondo Coldiretti, socio di maggioranza del consorzio, e nell’intero comparto agricolo veneto, nordestino e nazionale.
Chi la conosce bene dice che comincerà una nuova sfida manageriale lasciando l’agricoltura dopo oltre 30 anni di attività seguiti a una laurea in Scienze agrarie a Udine e a una gavetta sui campi che ha sempre rivendicato con orgoglio, preludio all’ingresso in Coldiretti come tecnico. È stata la prima donna a dirigere Coldiretti (Padova 2002, dal 2000 era vice a Treviso) quindi Coldiretti Veneto dal 2004.
Ma è stata anche al timone del Consorzio Agrario del Friuli Venezia Giulia, colosso da 150 milioni di fatturato e 200 dipendenti. In precedenza in Friuli aveva diretto la federazione provinciale per assumere nel 2007 la direzione della Coldiretti regionale.
Dal 2011 al 2015 lo sbarco a Roma, alla Coldiretti nazionale come capo area agli Affari Generali, e l’incarico di consigliere di amministrazione in Fata Assicurazioni. Cosa è successo? Lei non parla, in una svolta così delicata anche sul piano personale che segna l’addio a un mondo che è stata la sua seconda casa. Ma i veterani, negli ambienti consortili e della Coldiretti, parlano apertamente di «problemi di riallineamento» e di «disagio crescente».
Bigai non ha mai visto di buon occhio – eufemismo – l’operazione Cai (Consorzi Agrari d’Italia) voluta da Coldiretti nazionale, che ha aggregato lo scorso anno le più belle realtà consortili italiane a Bonifiche Ferraresi spa, socio di minoranza, per creare un super polo di servizio, ricerca e innovazione per il mondo agricolo italiano. Operazione che ha suscitato dure proteste e dissensi in molti territori, perplessità nella stessa Lega che governa la Regione Veneto.
Ma l’operazione è passata a schiacciante maggioranza su input di Coldiretti nazionale e del suo presidente, il veronese Ettore Prandini.
Gli oppositori e la fronda interna l’hanno definita «un’operazione centralista contro le realtà locali». Molto preoccupati anche per il destino del patrimonio immobiliare: Treviso e Belluno hanno fatto confluire in Cai Real Estate una dote di 25 milioni.
In molti ritengono che la nuova logica di Coldiretti, dominus del Consorzio, abbia condizionato la scelta di Bigai. Certo le sue dimissioni stanno agitando in questi giorni gli addetti ai lavori.—
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