Distanze sbagliate ma nessuno sposta i canestri al Renier
BELLUNO. Nel basket le distanze contano. Si pensi al tiro da tre punti: se i canestri non sono messi nella posizione corretta, i ragazzi imparano a tirare a una distanza errata, con conseguenze facilmente intuibili quando si trovano a giocare in altre strutture. E nella palestra dell’istituto Renier i canestri sono stati montati male: andrebbero arretrati di circa un metro.
Il Valbelluna basket usa la palestra del Renier per i suoi allenamenti e da due mesi chiede alla Provincia di sistemare i canestri. Gli allenatori e gli atleti si sono accorti che le misure erano sbagliate non appena hanno potuto rimettere piede nella struttura, rimasta chiusa nove mesi per i lavori di rifacimento della pavimentazione, della copertura e per l’adeguamento sismico. È bastato prendere un pallone e provare un tiro per capire che quei canestri erano stati messi nel posto sbagliato.
«Quando hanno rifatto la superficie il campo è stato allargato, rendendolo regolamentare», spiega il presidente del Valbelluna basket Massimo Tomas. «Prima era 26x14, adesso è 28x15, misure che consentirebbero anche di svolgere partite di campionato. Ma quando hanno montato i canestri sono stati usati i buschi sul pavimento che c’erano prima, così risultano avanzati di circa un metro. Sarebbe sufficiente spostarli all’indietro, ci siamo offerti di farlo noi, ma ci è stato risposto di no». Il motivo? «Gli insegnanti di educazione fisica della scuola vogliono avere più spazio dietro i canestri per le attività. Ma lo spazio non manca: da un lato ci sono 8,70 metri, da un altro 10,80. Qui si tratterebbe di arretrare i canestri di meno di un metro, ma non viene ritenuta cosa opportuna».
Tomas ha avuto un incontro in Provincia, ma la risposta che ha ottenuto è stata di mettere dei canestri nuovi: «Ci siamo attivati con i nostri sponsor, ma la spesa sarebbe importante (sui 15 mila euro) e inoltre si tratterebbe di intervenire in una struttura non nostra. A questo punto stiamo valutando, attraverso una cordata privata, di costruire un palazzetto nostro a Sedico. Altre società del Veneto hanno fatto un’operazione simile ed è costata attorno ai 500 mila euro».
Una cifra affrontabile, se si pensa che il Valbe spende ogni anno, solo per le palestre, 49 mila euro. «Inoltre così avremmo finalmente un parquet decente, un campo regolamentare (il De Mas non ha le misure giuste, ogni anno dobbiamo chiedere una deroga alla federazione per disputare i campionati) e potremmo giocare a basket come si deve». A Belluno pare che stia diventando sempre più difficile. «Non c’è cultura per il basket», continua il presidente. «Per fortuna il Comune di Limana ci ha dato disponibilità ad allenarci al Palalimana dal prossimo anno».
Insomma il Valbe sta progressivamente abbandonando Belluno. Ma è un peccato, perché la società sta crescendo: «Stiamo facendo un lavoro enorme. Abbiamo 175 agonisti, con il progetto Rosa abbiamo già 38 bambine che si sono avvicinate a questo sport e poi c’è il Miniplanet, che coinvolge altri 180 fra bambini e ragazzi». Gravitano attorno al mondo della palla a spicchi targata Valbelluna circa 400 atleti, agonisti e non.
E la società sta investendo anche sulle iniziative: «Siamo appoggiati dalla federazione, che pubblicizzerà a livello regionale il torneo di tre contro tre che faremo in piazza Duomo a settembre», conclude Tomas. «E la collaborazione con il Trento Aquila sta andando bene: in estate organizzeremo insieme un camp estivo di pallacanestro a Pian Longhi, all’inizio di aprile i giocatori di serie A saranno in visita a Belluno per incontrare i nostri sponsor e i nostri giocatori. Noi stiamo investendo, ma sta diventando sempre più difficile lavorare in queste condizioni».
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