Distrofia, risarcita la famiglia del bimbo
VALBELLUNA. Distrofia non prevista. Si è arrivati a un accordo economico importante tra una famiglia della Valbelluna e l’assicurazione AmTrust. Ma comunque inferiore al milione e mezzo di euro, che l’avvocato Costantino Del Vesco aveva chiesto a una Usl, nella causa civile avviata per la negligente condotta dei sanitari, la violazione dell'obbligo del contratto di cura e la lesione del diritto di autodeterminazione della scelta procreativa. Il figlio era nato con la malattia, ma se l’avesse saputo sua madre non l’avrebbe messo al mondo.
Nel giugno del 2005 la donna rimane incinta e si preoccupa, perché nella sua famiglia ci sono stati dei casi di distrofia muscolare di Duchenne. Chiede con urgenza una visita specialistica ginecologica e il medico le conferma lo stato interessante da otto settimane. È in apprensione, perché un fratello e un cugino hanno avuto la malattia: la nascita di un bambino sano è una condizione indispensabile per continuare la gravidanza. Lo specialista le prescrive una consulenza genetica. Il genetista si sentirà chiedere informazioni sulla trasmissibilità della malattia finalizzate a un eventuale aborto: la donna avrebbe abortito, nell'ipotesi di avere un figlio distrofico. Le viene prescritta un'analisi molecolare del gene distrofina: non viene consegnata documentazione e nemmeno informazioni sulla trasmissibilità del male. L'esame darà esito negativo, ma la futura mamma è disponibile ad altro. E potrebbe produrre il sangue del fratello. Ma tutti la rassicurano. Il tempo finisce e nasce un maschio. A tre anni, il piccolo comincia ad avere difficoltà a rimettersi in piedi, una volta caduto o seduto. La diagnosi sarà distrofia muscolare di Duchenne di tipo severo. (g.s.)
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