«Dmo, i 5.5 milioni di euro non sono per i Consorzi»
BELLUNO. «Nessuno pensi che i soldi a disposizione della Dmo per il progetto di marketing servano per dare un po’ di ossigeno a Consorzi turistici o peggio a sanare i problemi finanziari del Consorzio Dolomiti, che non risulta ad oggi essere il braccio operativo della Dmo, come invece avrebbe dovuto essere».
A strigliare i soci privati della Destination management organization, il nuovo organo che dovrà occuparsi di promozione turistica e tanto criticato per la sua immobilità, è Leandro Grones, quale membro pubblico del Cda della Dmo e rappresentante dei comuni agordini.
«Ricordo che il Cda è formato da 7 soggetti privati e da 7 pubblici, più il presidente scelto in comune accordo. Quindi i soci privati hanno un peso pari al quello degli enti pubblici, e se vogliamo dirla tutta la scelta di costituire la Dmo come Consorzio è una scelta fortemente voluta proprio dalla parte privata. Alle amministrazioni locali si vuole passare il cerino accceso, ma non funziona così. In tutto il Veneto questi organismi faticano a decollare, ma sostenere che a Belluno la difficoltà è da attribuire ai soggetti pubblici è una affermazione faziosa e priva di fondamento».
A voler spiegare come stanno le cose è Daniela Larese Filon, presidente della Dmo, non ancora decollata, accusata dai privati, in qualità di capo della Provincia, di “staticità”. «Soldi propri la Dmo non ne ha, ma deve ricorrere ad oggi ai fondi dei comuni confinanti che hanno un iter da seguire, che non è semplice». E a chi si lamenta che in mano ai privati i progetti sarebbero già realizzati, Larese Filon fa presente che «i fondi sono dei Comuni e come tali vanno gestiti da un ente pubblico».
La somma motivo del contendere è di 5.6 milioni di euro, di cui 100 mila euro andranno alla società che sarà selezionata (entro la settimana dovrebbe uscire il bando) per redigere il piano di marketing. Piano che dovrà realizzare progetti per 5.5 milioni di euro. «Ma per gestire questi piani serve un manager. Una figura che non può essere pagata coi fondi di confine, ma per cui la Regione stanzia 10 mila euro all’anno e a cui tutti quanti i membri della Dmo dovranno aggiungere altri soldi. E allora vedremo quanto i privati sono disposti a mettere».
«Mi sarei aspettato, invece di proteste e lamentele», rincara la dose Grones, «qualche parola di gratitudine a tutti i sindaci dei Comuni confinati e contigui per le ingenti somme impegnate per il marketing del territorio, ma anche per l’attenzione che in questi anni hanno dimostrato nell’investire, attraverso progetti strategici finalizzati allo sviluppo turistico, svariate decine di milioni di euro. Noi siamo qui per lavorare e fare del nostro meglio, ma se qualcuno pensa che il modus operandi sia quello di lamentarsi e basta, allora faremo come ci pare». Parole che suonano come un avvertimento ai privati invitandoli a collaborare e mettere del loro anche a livello economico.
Serve però un’accelerazione, e la presidente si impegnerà per questo. «Entro marzo potremmo avere la società che farà il progetto di marketing e agli inizi del 2018 potremo partire con le attività».
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