Dodici appartamenti ad affitto calmierato per aiutare i giovani

L’obiettivo è dare una mano alle nuove generazioni garantendo un sostegno a chi è precario o disoccupato

FELTRE. Ereditano un patrimonio immobiliare fatto di dodici appartamenti in un complesso condominiale in via Belluno e investono buona parte della liquidità lasciata dai genitori, al netto delle spese di successione, e parte dei rispettivi risparmi, per mettere a norma, riattare e arredare gli alloggi e riassegnarli a giovani senza grandi potenzialità di reddito. Il fine non è infatti quello del lucro, ma quello della solidarietà sociale destinata a una fascia specifica, quella dei giovani, anche se di poco maggiorenni, i più sottooccupati e inoccupati, fra apprendisti con poche centinaia di euro in tasca e in attesa di lavoro con i vouchers.

Marilena e Roberta Venturin che hanno fatto propria la filosofia delle “economie di comunione”, propongono un modello importante che è quello di favorire l'acquisizione di autonomia e di responsabilità dei giovani, offrendo loro un alloggio ad affitto commisurato alla capienza di reddito individuale. Nella consapevolezza che la permanenza dei ragazzi nel loro contesto originario debba essere agevolata da alcune condizioni, un affitto alla portata per favorire l'indipendenza e la possibilità di cercare un lavoro stabile vicino a casa per trovare una propria identità e dignità. Un nobile progetto, che si auspica possa diventare un modello per trasformare in città tutti quei cartelli ormai ammuffiti con la scritta "vendesi" in "affittasi". Ma non a canoni insostenibili per la maggior parte delle famiglie.

Tutto questo ha avuto un investimento iniziale considerevole che si ammortizzerà, forse, solo nel lungo periodo. Ne sono consapevoli, le due sorelle Venturin che hanno fatto questa scelta e mai tornerebbero indietro. E che adesso hanno quasi tutti gli appartamenti occupati e due in fase di ristrutturazione e conoscono direttamente i loro ragazzi, ai quali non vengono richieste referenze "istituzionali", ma solo la sottoscrizione di un patto fra gentiluomini. «Quando ci siamo ritrovate sole con questa eredità da gestire», dice Roberta, «abbiamo deciso di rimboccarci le maniche e di destinare questi appartamenti a una fascia che viene poco considerata, quella dei giovani. Abbiamo contattato le imprese edili e artigianali che, in questa sciagurata congiuntura, se la passavano peggio ed erano a rischio di chiusura e le abbiamo coinvolte, cercando di distribuire i carichi in modo tale che potessero lavorare un po' tutte. Abbiamo messo a norma tutti gli appartamenti dal punto di vista delle reti tecnologiche, e dotato una buona parte di alloggi di stufe a pellets, anche queste tutte a norma, per risparmiare sul gas. Poi ci siamo occupate di arredare gli alloggi, guardando a soluzioni economiche ma confortevoli. Ci abbiamo messo anima e corpo, anche con i nostri familiari. I nostri ragazzi, attualmente, hanno da un minimo di 19 anni a un massimo di 30». (l.m.)

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