Dodici mesi coi simboli dell’Arma

Presentata l’edizione 2017 del calendario dei carabinieri. Entrano i Forestali

BELLUNO. Illustra e reinterpreta in chiave artistica i simboli dell’Arma l’edizione 2017 del calendario dei Carabinieri, che è stato presentato ieri nella sede del comando provinciale in viale Europa. L’Arma è già di per sè un simbolo, dell’unità nazionale, insieme al Tricolore, ma il calendario permette di conoscere altri elementi del corpo militare fondato nel 1814: la carabina, l’elmo dei corazzieri, il mantello e i copricapi dei vari reparti.

Per la prima volta entrano nel calendario anche i Forestali: il corpo Forestale dello Stato è stato abolito con un decreto attuativo della riforma della pubblica amministrazione e dal 1° gennaio confluirà nell’Arma dei carabinieri. Sono sessanta i forestali bellunesi che vestiranno la nuova divisa a partire da gennaio.

Il calendario 2017 colloca i Forestali insieme a tutti gli altri reparti dei carabinieri, nell’immagine che accompagna il mese di dicembre: dall’orologio al polso di un militare si alza un fascio di luce che racconta, attraverso i simboli, cosa fa l’Arma.

A gennaio invece c’è l’immagine della carabina, da cui il corpo dei carabinieri prende il nome. È realizzata in stile ottocentesco. Anche l’arte gioca un ruolo importante in questa edizione del calendario: se ogni mese racconta la storia di un simbolo, lo fa usando una precisa corrente artistica.

Così a febbraio è lo stile vittoriano a illustrare graficamente l’elmo dei corazzieri, mentre a marzo con l’art nouveau viene raffigurata la daga, arma bianca fra le più antiche. Nelle altre pagine vengono raffigurati l’alamaro, la bandoliera, la banda rossa che adorna i pantaloni, il pennacchio rossoblù, il mantello, la lucerna, il basco, la saetta e il numero per le emergenze (112).

Simboli che le persone sono abituate a vedere, ma magari non ne conoscono la storia e il significato. Grazie al calendario 2017, una tradizione annuale per l’Arma, sarà possibile colmare questa lacuna. (a.f.)

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi