Dolomiti: Wojtyla o Luciani patrono? «Una bella gara»
Il patriarca di Venezia Angelo Scola accoglie con favore la proposta. Reazioni positive dal Cadore alle aperture che arrivano sia da Venezia che dal vescovo di Belluno
Il Cardinale Scola
LORENZAGO.
Karol Wojtyla patrono delle Dolomiti? E' praticamente fatta. Non solo è d'accordo il vescovo diocesano mons. Giuseppe Andrich, ma lo è anche il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia e presidente della Conferenza episcopale del Triveneto. Il primo a gioire è l'arcidiacono del Cadore, mons. Renzo Marinello, che 'sente' Giovanni Paolo II come proprio concittadino. Sono cauti i giornalisti che, partecipando alla conferenza stampa di Pasqua, pongono un'ultima domanda a Scola, dopo un'interminabile batteria di interrogativi. Ma lei lo vedrebbe bene - provano a chiedere al porporato - il papa come patrono delle Dolomiti? «Perché no?» risponde il patriarca, per nulla sorpreso. «Non dimentichiamoci, però, di Luciani - avverte lui stesso -, che i bellunesi amano molto». Dunque? «E' una bella gara fra i due - sorride il patriarca -. Vedremo chi vincerà». Il cronista impertinente, tuttavia, insiste: per la verità, uno sarà presto beato, l'altro non ancora? «E' un auspicio» interviene Scola. Un auspicio, come dire, perché il processo di beatificazione proceda speditamente. Il card. Scola non ha mai incontrato Giovanni Paolo II nei suoi soggiorni in Cadore. E' stato ospite, invece, del successore, Benedetto XVI, nel corso della sua vacanza ai piedi del monte Cridola. Di Wojtyla, però, è stato amico e pure stretto collaboratore. «So che amava queste montagne, le Dolomiti, in modo straordinario» ricorda alcune confidenze del papa polacco. «E mi diceva spesso di provare molta nostalgia per i monti di casa propria, i Tatra». Il presidente dei vescovi del Nordest, dunque, sarebbe il primo ad adoperarsi nel caso fosse iniziata la pratica di dedicare proprio a lui le Dolomiti, considerando i 6 soggiorni trascorsi nella casa della tenuta Mirabello, sopra Lorenzago. E con la posizione di Scola concorda anche il presidente della Regione, Luca Zaia, che adopera quasi le stesse parole: «Tra Wojtyla e Luciani sarà davvero una bella sfida». «Accolgo con estremo interesse la disponibilità sia del vescovo Andrich che del patriarca Scola», fa sapere l' arcidiacono Marinello di Pieve di Cadore. «E' un onore che pure loro condividano questa idea maturata nella comunità di Lorenzago ed ora fatta propria da tutto il Cadore». Confessa il pievano di Pieve: «Noi, per la verità, vorremmo Wojtyla tutto nostro, ma sappiamo che è uomo di tutto il mondo. Quindi non possiamo rivendicare la completa sua protezione. Certo, una parte sì». Ed ecco che l'arcidiacono rilancia anche la formale dedicazione dell'ospedale di Pieve a Giovanni Paolo II. «Quando venne in visita a Pieve, nel 1996, lui stesso benedì la targa della dedica che doveva essere affissa all' ingresso del nosocomio. Successivamente, però, si soprassedette all' ufficializzazione della intitolazione. Chiedo che lo si faccia al più presto». La targa venne allora presentata a Wojtyla dal direttore dell'Usl, Angelo Lino Del Favero. «I responsabili di oggi non possono tirarsi indietro dall'atto formale, perché altrimenti sarebbe una presa in giro» mette le mani avanti Marinello. Che coglie la circostanza per invitare tutti a scrivere "Ospedale Giovanni Paolo II" quando fanno riferimento al sito sanitario di Pieve. Come dire che con la dedica si passa alle vie di fatto. A Lorenzago, intanto, sarà una Pasqua sotto il segno di Wojtyla, tanto più - si osserva in parrocchia - se possiamo già pregarlo come protettore delle nostre montagne.
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