Dolomitibus ha perso 7 milioni di euro
BELLUNO
L’ente di governo del trasporto pubblico locale, cioè la Provincia con i suoi sindaci, chiede a Dolomitbus il ripristino dell’intero servizio e se necessario anche l’utilizzo delle risorse accantonate a bilancio dalla società per poter ritornare alla normale attività, invitando l’azienda ad avviare un programma di comunicazione sulla sicurezza del trasporto locale, per poterlo così incentivare.
E dunque i sindaci incitano ancora una volta Dolomitibus a ripartire come nel periodo pre Covid: ma se da un lato la società si dice pronta a fare quello che le viene chiesto, dall’altro precisa, tramite il suo presidente, Andrea Biasiotto, che finora sono stati persi ben 7 milioni di euro soltanto di biglietti, su un fatturato di 27 milioni annui e nel solo mese di luglio i mancati introiti sono stati pari al 62%.
Cifre che fanno capire la portata della crisi che sta interessando il trasporto pubblico, proprio mentre finisce la cassa integrazione per i dipendenti. Il che significa che se non ci saranno altre misure statali per il settore, l’azienda sarà costretta a pagare anche le ferie, con un aumento dell’esborso.
I sindaci
La Provincia di Belluno e i comuni di Auronzo, Cortina, Feltre, Borgo Valbelluna, Pieve di Cadore e Belluno si sono ritrovati nei giorni scorsi in vista dell’assemblea dei soci che si terrà martedì. «Lo scopo era fare il punto della situazione e vedere quali sono le esigenze dei territori», precisa il presidente di Palazzo Piloni, Roberto Padrin. «A seguito dell’emergenza sanitaria il servizio di trasporto locale è stato notevolmente ridimensionato. Poi da maggio si è passati alla cosiddetta Fase 2 in cui c’è stato un graduale rallentamento delle misure di restrizione e quindi le disposizioni normative hanno permesso anche una progressiva ripresa dei servizi e dell’attività».
Ad oggi il servizio erogato da Dolomitibus raggiunge il 55% della programmazione normalmente prevista nel periodo estivo.
Malgrado questa bassa percentuale di attività in corso, gli enti convenzionati continuano ad erogare il corrispettivo, quello previsto dal contratto di servizio che dovrebbe assicurare il 100% del trasporto. «Se le risorse statali e regionali non dovessero essere sufficienti a garantire l’equilibrio economico-finanziario della programmazione, devono essere messe in atto tutte le iniziative e le misure previste dal Codice civile e dalle normative di settore, compreso anche il possibile utilizzo delle riserve di bilancio accantonate», dicono i sindaci che chiedono alla società un piano di comunicazione per valorizzare la sicurezza del trasporto locale.
«Siamo pronti anche a lasciare i 300 mila euro di Investiscuola per permettere a Dolomitibus di avere maggiore liquidità». Quindi l’appello dell’ente di governo è chiaro verso Dolomitibus: «Basta indugi, si passi al servizio al 100%».
La società
«Il fatturato sta registrando un calo enorme», replica il presidente Biasiotto, che annuncia in dirittura d’arrivo il progetto del trasporto a chiamata per Belluno e Feltre che dovrebbe partire sicuramente a settembre, se non prima. «Un servizio che era già stato attivato qualche anno fa ma con scarso successo perché si sovrapponeva al quello normale. Ora invece sarà alternativo», annuncia il presidente che aggiunge: «I sindaci ci chiedono di ripartire al 100%? Non possiamo farlo in due minuti perché l’accordo sottoscritto prevedeva un ritorno alla normalità da settembre e su questo abbiamo organizzato manutenzioni e ferie del personale. Però se lo chiedono, cercheremo di avviarlo se troveremo le risorse per farlo», dice mettendo le mani avanti, sottolineando anche lo stesso servizio turistico sta avendo poco riscontro, visto anche il basso numero di turisti, soprattutto stranieri, rispetto agli altri anni.
Il presidente della società inoltre torna sulla questione degli abbonamenti da rimborsare. «Ad oggi la norma prevede o il prolungamento della durata o l’emissione di un voucher, non si parla di rimborso monetario. Stiamo pensando a uno sconto pari ai giorni di non utilizzo per i nuovi abbonamenti, mentre per chi non ne usufruirà più non ci sono indicazioni su come comportarci». —
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi