Dolomitibus, no al sequestro delle quote

Il Tar dà ragione a Mattioli, che resta azionista di maggioranza: «Rodighiero avrebbe fatto meglio a restare neutrale»
Di Alessia Forzin

BELLUNO. Federico Mattioli rimane proprietario del 29,5 per cento delle quote di Dolomitibus. Il tribunale di Venezia, con il provvedimento emesso martedì, ha rigettato l'istanza presentata da Veneta bus per il sequestro delle azioni in capo a Mattioli. Il Tribunale ha precisato che “non vi è stato alcun incontro di volontà, né preliminare né definitivo, tra La linea e Veneta bus da un lato, Federico Mattioli dall'altro, quanto alla cessione delle azioni”, come spiega lo stesso Mattioli. Il quale, dunque, rimane azionista di riferimento della compagine privata di Dolomitibus e conferma di non essere disponibile a cedere quote ai soci di minoranza.

Detenendo il 29,5 per cento delle quote (Veneta bus e La linea hanno il 5 per cento ciascuna, il 60,5 è in mano alla Provincia), spetta a lui – da Statuto – nominare il nuovo amministratore delegato della società. Paolo Rodighiero, infatti, ha comunicato al consiglio di amministrazione la sua volontà di cessare il rapporto in Dolomitibus dal 31 dicembre. «Il mio percorso in Dolomitibus avrebbe dovuto concludersi il 2 aprile, quando Rapt Dev Italia ha venduto le sue azioni», conferma. «Mi è stato chiesto di prolungare l'incarico per gestire questo periodo di transizione, ma dal 1° gennaio 2015 tornerò a essere un dipendente di Rapt Dev».

Uno scenario che incontra il favore di Mattioli, ma anche di Renato Mazzoncini, l'amministratore delegato di Autoguidovie, che aveva firmato un preliminare di vendita con Mattioli per acquistare il 24,5 per cento delle sue quote. Preliminare che era poi stato ritirato di comune accordo tra i due.

Mazzoncini è una figura importante, per Dolomitibus, perché Autoguidovie fa fare gli allestimenti dei suoi autobus proprio all'azienda di trasporto bellunese. Anzi, faceva, perché quando la vicenda societaria si è ingarbugliata, Mazzoncini ha sospeso il servizio. «Riprenderà quando troveremo un accordo», spiega. Ovvero? «Quando cambierà l'ad, perché allora si miglioreranno i rapporti».

Usa parole di fuoco contro Paolo Rodighiero anche Federico Mattioli: «Spiace constatare che Dolomitibus, anziché restare neutrale nella disputa fra soci, ha ritenuto di costituirsi in giudizio, difendendo nella sostanza le tesi dei soci che chiedevano il sequestro. È da reputarsi che ciò faccia parte di una strategia portata avanti da Paolo Rodighiero, forte di un atteggiamento quanto meno omissivo del presidente De Bastiani».

Il presidente rispedisce al mittente l'accusa: «Si tratta di un atto di esclusiva responsabilità dell'amministratore delegato. Il cda non poteva impedirglielo, perché poteva farlo, da Statuto. Il cda è rimasto imparziale, perché la vicenda riguardava soci privati».

Mattioli accusa poi Rodighiero di aver «agito in modo estremamente grave per condizionare il risultato dell'operazione societaria, coinvolgendo una società terza e concorrente di Dolomitibus, cui ha fornito documentazione riservata societaria senza alcuna condivisione con il consiglio di amministrazione e con l'assemblea dei soci».

Rodighiero si difende in maniera secca, sostenendo di non aver passato alcun materiale a nessuno: «E poi non c'è alcuna gara, dunque non c'è alcun concorrente di Dolomitibus», aggiunge. Non ancora, per lo meno, perché la gara regionale per il tpl dovrebbe svolgersi il prossimo anno. «Auspicando che il cambio al vertice possa avvenire quanto prima», conclude Mattioli, «con il nuovo amministratore delegato si aprirà una fase nuova di rilancio della società, messa negli ultimi mesi in difficoltà operativa anche dall'uscita del direttore Pietro Da Rolt».

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