Don Ciotti ai giovani che se ne vanno via «C’è bisogno di voi»
Piazza affollata a Mel per il sacerdote di origini cadorine «Bisogna stare uniti per ridare dignità alla montagna»
MEL. Dignità, libertà, speranza, ma anche impegno culturale. Accolto dal caloroso abbraccio di piazza Luciani a Mel, in cui la comunità ha voluto dimostrargli la sua vicinanza accorrendo in gran numero, oltre duecento persone, Don Luigi Ciotti ha toccato vari temi, dalla situazione legata alla provincia all’attualità, senza tralasciare con lunghe digressioni le proprie esperienze che hanno contribuito a fargli capire, come ha più volte ripetuto «che la vita è un dono da riempire di significato e dignità e non da buttare via».
Don Ciotti è una figura carismatica, che ha saputo coinvolgere la platea che non si è persa un solo attimo del suo discorso, introdotto dal sindaco Stefano Cesa che ha presentato l’evento leggendo una lettera dal forte significato socio-culturale da lui scritta e indirizzata a tutti gli abitanti della provincia di Belluno: «La nostra provincia – afferma il primo cittadino – all’esterno appare bella e ricca di paesaggi idilliaci, ma in realtà sta perdendo terreno e vale sempre meno dal punto di vista politico. Ci hanno tolto i servizi essenziali e le terre si stanno spopolando ma noi abbiamo diritto a vivere nel nostro territorio e pertanto chiediamo l’autonomia culturale per avere un futuro che i nostri padri hanno costruito e che noi stiamo perdendo. Per noi e i nostri figli serve il coraggio che tutela la dignità che è la forza di noi abitanti delle montagne».
La parola è poi passata a Don Ciotti, che ha risposto alle domande di Silvano Cavallet, sottolineando subito che «in provincia è necessario creare condizioni di vita tali da offrire opportunità a tante persone di rimanervi» e che per farlo «bisogna essere uniti e diventare noi stessi forza etica e socio-culturale per ridare dignità alla montagna». Ha toccato anche il tema dell’autonomia della Provincia: «Non so se l’autonomia sia giusta o sbagliata – ha spiegato Don Ciotti – ma anche a Belluno come in altre parti d’Italia ci vuole dignità e soprattutto garantire opportunità ai giovani che si allontanano. Per questo dico loro: c’è bisogno di voi».
Proseguendo nella sua digressione Ciotti ha parlato di vari aneddoti della sua vita, da quando era emigrato dal Cadore per trovare lavoro e di tutte le difficoltà che ha provato fino all’incontro con Papa Francesco che gli ha conferito nuova linfa, comprendendo l’importanza dei gesti più semplici che devono unire e non dividere un’Italia in cui «la democrazia è pallida» e dove la politica «dovrebbe partire dalla necessità delle persone che non sono lettori ai quali strappare solo consensi. La politica è etica della comunità, ma oggi non c’è più a causa della corruzione» che per essere combattuta «deve partire da una nuova base etica, che deve fondare nel diritto la propria legalità».
Don Ciotti ha poi parlato del gruppo Abele e dell’importanza del volontariato, prima di cedere la parola all’intervento del presidente della provincia, Roberto Padrin: «Il referendum del 22 ottobre è un’occasione di democrazia per rivendicare l’autonomia e dare dignità alle nostre montagne». A Don Ciotti, che stringeva la mano a chiunque lo salutava sono stati regalati dei prodotti del territorio e un dipinto di Walter Bernardi, rappresentante le montagne del Cadore, dove ha trascorso la sua infanzia.
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