Don Ciotti: «Nessun territorio immune dalle infiltrazioni mafiose»

Il fondatore di Libera in un Teatro Comunale gremito, invita studenti e cittadini a fare rete per combattere la criminalità: «Diventiamo il cambiamento»



La mafia cambia. Evolve. Si modifica. Si espande, anche. Lo dice il rapporto della commissione nazionale antimafia, presentato ieri sera in un teatro comunale affollatissimo da Don Luigi Ciotti. Il fondatore di Libera ha voluto consegnare agli studenti e ai cittadini assiepati in platea e nelle gallerie «la fotografia», come l’ha definita lui, «della criminalità organizzata».

Dopo la stagione delle stragi, culminata nel 1992 con l’uccisione di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, «le mafie sono cambiate. Il lavoro fatto dalle istituzioni e dalla magistratura ha dato loro una batosta, ma loro si sono evolute e la fotografia che vi consegno invita tutti noi a fare uno scatto in più. A vigilare assieme, perché le mafie si combattono solo facendo rete». Lo ha fatto anche la criminalità organizzata, come testimonia il rapporto presentato da Don Ciotti. «Sono diventate più flessibili, a livello organizzativo, reticolari, tanto che Sacra Corona Unita, ’Ndrangheta e Mafia gestiscono insieme il traffico legato al gioco d’azzardo in alcune zone del nostro Paese».

La mafia «è diventata un’impresa», ha aggiunto Don Ciotti. «Ed ha allargato progressivamente il suo raggio d’azione. Nessun territorio può essere considerato immune. Nessun territorio può essere considerato immune». Lo ha ribadito, Don Ciotti, perché nessuno cada nell’equivoco che la criminalità organizzata sia affare solo del sud Italia. Tutt’altro. «La mafia sa leggere i cambiamenti della società, velocemente, ha soldi da investire. Dobbiamo essere vigili, tutti, su questi fenomeni». E del resto all’inizio del Novecento un altro Don, Luigi Sturzo, scrisse parole che oggi suonano come una funesta profezia: «La mafia ha i piedi al sud, ma la testa forse a Roma, e arriverà sempre più al nord fino a superare le Alpi», ha ricordato il fondatore di Libera.

Don Luigi Sturzo esattamente cent’anni fa fondò il Partito popolare italiano, «che aveva fra i suoi principi la difesa e la promozione del bene comune. In politica troverete sempre», ha aggiunto Don Ciotti rivolgendosi ai giovani presenti in sala, «persone interessate solo al potere, ma guardate che nelle istituzioni c’è tanta brava gente, che lavora per il bene comune. Siate un pungolo per le istituzioni, collaborate con loro, non siate loro complici se non fanno ciò che devono. Fate rete, perché con troppi “io” crescono solo ingiustizia, egoismo e povertà. Diventiamo tutti il cambiamento che auspichiamo». E che è necessario, perché oggi le mafie «promuovono relazioni e complicità con attori dell’area grigia, quello spazio al confine fra la sfera della legalità e dell’illegalità, i cui confini sono sempre più opachi».

Don Ciotti ha invitato i ragazzi ad avere «fame di verità», ad ascoltare «la voce del cuore e dell’intelligenza», ad impegnarsi, «anche se è la strada più difficile, per costruire una società giusta, libera dalle mafie». Una società in cui «la legge tuteli i diritti, e non i poteri, in cui non ci siano disuguaglianze né discriminazioni».

L’incontro al Comunale è stato promosso da Scuole in rete, la Consulta provinciale degli studenti, Libera, il Miur, il Comune, l’associazione Amici delle scuole in rete e l’associazione nazionale vittime civili di guerra Onlus. Nella prima parte della serata un gruppo di studenti ha ricordato le numerose attività portate avanti in questi anni dalle scuole sul fronte della legalità, e quelle in programma in vista del 21 marzo, Giornata della memoria per le vittime di tutte le mafie.

«Il teatro così pieno è la dimostrazione tangibile che coltivare l’essenza della legalità e ripudiare ogni forma di mafia e criminalità è possibile», ha detto il sindaco, Jacopo Massaro, nel suo intervento di saluto. «È però necessario che ciascuno di noi svolga il suo compito quotidianamente per la legalità, questo sia il nostro impegno per la comunità». Il rispetto della legalità, ha concluso Massaro, «passa anche per il rispetto della democrazia. Posso anche non condividere tutto quello che dirà Don Luigi Ciotti, posso pensarla diversamente da lui su alcune cose, ma è assolutamente giusto che oggi il teatro sia aperto, per lui e per tutti voi». Non lo è stato ad Oderzo, dove a Don Ciotti qualche giorno fa è stato negato di svolgere l’incontro in un palazzo pubblico.

«Non serve uno stato di polizia per educare i giovani», ha aggiunto il dirigente scolastico Gianni De Bastiani. «Serve costruire in loro una coscienza critica». —



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