Don Graziano Dalla Caneva è il nuovo Vicario generale di Belluno-Feltre: «La Chiesa sentinella della montagna»

È stato eletto dal vescovo Renato Marangoni dopo un “referendum” tra i sacerdoti. Feltrino, è stato ordinato sacerdote nel 1997
BELLUNO. È don Graziano Dalla Caneva il nuovo Vicario generale della diocesi di Belluno-Feltre. Novità assoluta: il Vescovo Renato Marangoni lo ha nominato dopo che un “referendum” tra i sacerdoti lo aveva suggerito come primo candidato.


Dalla Caneva è nato nel 1965 a Mugnai di Feltre ed è stato ordinato sacerdote nel 1997; per 11 anni è stato parroco di San Gregorio nelle Alpi e direttore dell’Ufficio per l’educazione, la scuola e l’università. L’annuncio è stato dato giovedì sera da monsignor Marangoni in una lettera indirizzata al presbiterio diocesano, al Consiglio pastorale e ai diaconi permanenti. E lui stesso lo ha comunicato alla parrocchia di San Gregorio. La lettera di Marangoni fa seguito a quella del 13 giugno, quando il vescovo chiedeva agli stessi destinatari una consultazione in vista della scelta del nuovo Vicario.


«A don Graziano», queste le parole del Vescovo, «giunga un caloroso incoraggiamento: posso assicurare che proviene da quanti hanno risposto alla consultazione avvenuta. Le significative attese che ho colto nei suggerimenti ricevuti fanno pensare che lo stesso incoraggiamento sia condiviso in diocesi. I tratti di pastoralità, di relazionalità, di ponderatezza e di capacità collaborativa a tutti i livelli con cui ci si immagina la figura del Vicario generale tracciano anche un percorso di servizio e di ministerialità per tutti».


Don Dalla Caneva abiterà in Vescovado in modo che sia facilitata la possibilità di comunicazione e sia favorito lo stile di fraternità. Dopo aver lodatoo il predecessore don Luigi Del Favero, monsignor Marangoni ha ringraziato «presbiteri, diaconi e laici che in risposta alla mia richiesta di consultazione hanno rasserenato questa mia scelta e l’hanno impreziosita di suggerimenti e indicazioni di sorprendente sensibilità umana e pastorale».


Don Graziano ha le idee chiare. Sogna una chiesa in uscita, come sollecita Papa Francesco. «In uscita verso le nostre comunità che soffrono i problemi dell’isolamento, della solitudine; verso i giovani costretti a cercare lavoro altrove; verso i laici che chiedono un maggiore coinvolgimento; verso i sacerdoti che con entusiasmo portano avanti la loro missione, ma talvolta sono piegati dalla fatica». Una Chiesa sentinella contro lo spopolamento delle terre alte. Questa la Chiesa che ha in mente don Graziano Dalla Caneva.


Lei è stato nominato vicario generale da mons. Renato Marangoni. Ma il vescovo si è basato sui risultati di un “referendum” singolare. Ha infatti interpellato tutti i sacerdoti, che evidentemente hanno fatto convergere la loro scelta su di lei. La reazione?


«È una reazione di estremo conforto. Sicuramente era importante e decisiva la fiducia del vescovo, ma sentirmi sostenuto da tanti sacerdoti, in questo delicato compito, è incoraggiante».


Lei era parroco a San Gregorio nelle Alpi da 11 anni. Come ha reagito la sua gente all’annuncio dato dal vescovo, l’altra sera, nell’incontro con il consiglio pastorale e le altre espressioni della parrocchia?


«I sentimenti sono stati contrastanti: di orgoglio, da una parte, ma anche di sofferenza dall’altra. Contano molto, nelle nostre relazioni, anche gli aspetti affettivi. Undici anni di vita in comune non sono pochi. I parrocchiani si sono raccomandati con il Vescovo di non lasciarli soli, di provvedere al più presto alla nomina di un nuovo parroco e il vescovo ha dato la più ampia assicurazione».


Lei andrà a vivere in vescovado…


«È una grande opportunità. Ho sempre avuto molta fiducia nei confronti di mons. Marangoni. Io mi fido di lui… È dunque importante che abbiamo la possibilità di uno stretto contatto, di un confronto quotidiano sui problemi da affrontare».


Immaginiamo che il primo di questi problemi sia il sostegno ai sacerdoti, affinché non si sentano soli e abbandonati.


«Questo è stato anche l’impegno del mio predecessore, don Luigi. In effetti molti sacerdoti sono anziani. Alcuni, di questi sono in difficoltà. Taluni si trovano a gestire più parrocchie e oggettivamente faticano. Il nostro compito, dunque, è quello di sostenerli, visto che c’è il problema di parrocchie che rischiano di rimanere senza prete».


Lei traccia un quadro di forte preoccupazione per il futuro. Come cercate di affrontarlo?


«Don Renato, il nostro vescovo, sta proponendo, fin dal suo ingresso, una Chiesa sinodale. Una Chiesa in cammino con i preti e con i laici, collaborativi tra di loro. Non può che essere questa la nostra prospettiva. E da qui partire per aprire nuovi orizzonti, nuovi spazi».


In occasione della Quaresima, il vescovo ha proposto che in tutte le parrocchie ci fossero momenti di riflessione, oltre che di preghiera, che coinvolgessero anche laici.


«Sì, è questa l’intuizione che stiamo cercando di realizzare. Le parrocchie debbono sempre più aprirsi alla comunità, coinvolgendo persone di buona volontà. Questo vale per le realtà più robuste, ma soprattutto per le piccole comunità, dove più forte è il rischio dell’isolamento e della solitudine».


Che è poi il rischio dello spopolamento.


«È un problema molto grave, soprattutto in alta montagna, dove è presente il pericolo che con le scuole, le poste, gli altri servizi, perfino il bar e il negozio, chiuda anche la chiesa. Noi ci adopereremo, invece, affinché la chiesa possa restare come ultimo presidio, anche sociale, per dare un punto di riferimento alla comunità».


Qual è l’emergenza che ritenete più grave?


«Quella del lavoro. I nostri giovani non trovano opportunità d’impiego nelle valli, al limite neppure in provincia, e sono costretti a riprendere la strada dell’emigrazione. Ecco perché il vescovo insiste con le competenti autorità affinché promuovano politiche che diano risposte anzitutto a questi giovani».


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