Donna e allevatrice: "Un mestiere che non paga"

Luciana Pradetto Cignotto è un caso più unico che raro nel Bellunese. Lavorava come operaia, ha scelto di portare avanti la tradizione imparata dalla mamma e dalla nonna. Ottanta litri di latte raccolto valgono 26 euro
Luciana Pradetto Cignotto
Luciana Pradetto Cignotto

SAN PIETRO DI CADORE. Luciana Pradetto Cignotto è un caso più unico che raro: è una delle poche allevatrici donne della provincia, oltre che veterana del mestiere. Lo fa da più di trent'anni, dopo aver abbandonato il lavoro di operaia. Lei oggi ha 64 anni e conduce la stalla assieme al marito pensionato, mentre i figli si occupano di fare il fieno. Lo faceva con la madre e prima ancora con la nonna, ereditando alla perfezione una tradizione tipica bellunese, ma che purtroppo si sta perdendo, almeno nelle terre più difficili. Come la sua.

Quante difficoltà. «Vivrei con le vacche», confessa senza vergogna, «ma è un mestiere che non paga economicamente. Mi mantengo con la pensione, l'affittacamere e l'agriturismo Dolomiti di Valle, anche se quest'anno è più dura del solito, perché si vede che i turisti preferiscono San Candido», anche se la magnifica Val Visdende è davvero a due passi.

Ogni raccolta, 26 euro. Per raggiungerla, il camion di Lattebusche deve fare retromarcia, perché altrimenti non avrebbe lo spazio per girarsi e tornare indietro. I litri che riesce a conferire sono un'ottantina, che fa poco più di 26 euro a raccolta. Impossibile viverci. Anche lei, come i suoi colleghi di mestiere, spera in «maggiori aiuti economici».

Niente più quote latte. Stefano Zampol, ora occupato in Val Visdende con il figlio Michele che studia agraria, il minore e la moglie, munge vacche da quando aveva 13 anni: «Il lavoro è bello, è il soldo che manca. In passato ci hanno fatto comprare le quote latte per poter produrre di più, ma ora che siamo cresciuti come azienda ce le hanno tolte. Cosa dovremmo fare?». La perdita stimata è di 25 mila euro l'anno: «Se non ci fossero i contributi e Lattebusche, saremmo già falliti».

"Forse non rifarei questo lavoro". Da quando il latte viene pagato 0,33 centesimi al litro, Silverio Fauner dice di aver perso già perso 27 mila euro. «Se tornassi indietro probabilmente non rifarei questo lavoro», esclama il sappadino, che ha iniziato a fare l'allevatore nel 1999, all'età di 40 anni. Oggi che ne ha 57 conta una trentina di vacche brune. «Se non ci fossero i contributi dell'Unione europea, sarebbe molto faticoso andare avanti. Qui il mangime lo arriviamo a pagare anche 17 o 18 euro al quintale. Non è facile vivere in montagna».

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