Donna paralizzata medico senza colpe
AGORDO. C’è una novità nell’inchiesta dei sei medici (cinque dell’ospedale di Agordo ed uno di Belluno) indagati per lesioni colpose per la vicenda di una 69enne agordina rimasta paralizzata per un presunto ritardo nella diagnosi.
Per uno dei sei professionisti indagati, ossia per l’ortopedico Antonio Maffei, 47 anni di Agordo (difeso dall’avvocato Licini), il pubblico ministero Simone Marcon ha chiesto l’archiviazione. Il gip Giorgio Cozzarini, però, non ha accolto la richiesta ma, ieri, ha disposto un supplemento d’indagine.
La vicenda risale al 6 settembre 2010 quando la 69enne agordina (i cui familiari sono assistiti dall’avvocato Stefania De Zordi) cadde accidentalmente in casa. Un incidente domestico banale. Ma i dolori la costrinsero a ricorrere alle cure dell'ospedale di Agordo. La donna fu inizialmente visitata al pronto soccorso. Dalle radiografie, che mostravano soltanto le prime 5 vertebre, non emerse la gravità della situazione. I dolori, però, persistevano. Soltanto 48 ore dopo il ricovero, l'8 settembre, quando la donna manifestava un crescente male al collo e alterazioni della mobilità degli arti, si decise di sottoporre la paziente ad una Tac. L'esame evidenziò una brutta lesione di due vertebre cervicali, la sesta e la settima, che indusse i medici a decidere il trasferimento d'urgenza della paziente all'ospedale "San Martino" di Belluno. Ma ormai la situazione era già compromessa.
Secondo la difesa di Maffei, con l’avvocato Licini, il giorno in cui la paziente arrivò in ospedale, il medico non era più in servizio e, comunque, nei due giorni successivi non fu mai chiamato ad occuparsi del caso in quanto impegnato, come da programmi, in altri incarichi. Le nuove indagini disposte dal gip dovranno chiarire i fatti.
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