Donna partorì in casa: nessuna carenza dell’Usl

Pieve. Conclusa l’ispezione avviata dopo la denuncia del sindaco Antonia Ciotti Dalle verifiche risulta che il sistema sanitario del Bellunese funzionò bene
Di Paola Dall’anese
Stefano Da Rin Puppel-Perona-Pieve di Cadore-Inaugurazione Nuovo Pronto Soccorso
Stefano Da Rin Puppel-Perona-Pieve di Cadore-Inaugurazione Nuovo Pronto Soccorso

PIEVE DI CADORE. «Non emergono elementi sugli aspetti organizzativi, sulla qualità e sulle tempistiche delle prestazioni effettuate, che inducano a ritenere che la signora “sarebbe stata costretta a partorire nella propria abitazione per presunte carenze del sistema sanitario locale”».

Così il dirigente capo del Servizio di vigilanza sul sistema socio sanitario del consiglio regionale del Veneto ha concluso la relazione di 11 pagine relativa alla vicenda della donna di Calalzo che partorì sotto le festività natalizie a casa sua. L’evento era stato denunciato dalla prima cittadina di Pieve di Cadore, Maria Antonia Ciotti che aveva parlato di questo fatto per evidenziare una “mancanza” del sistema sanitario in montagna.

Dopo la sua denuncia, il direttore generale della sanità veneta e il consigliere regionale del Pd, Claudio Sinigaglia avevano chiesto di avviare delle verifiche per accertare come fossero andati i fatti e le eventuali responsabilità. L’ispezione si è basata sulla relazione presentata dalla stessa Usl 1 alla Regione.

Nella ricostruzione dell’episodio, fatta dagli incaricati dell’istruttoria, si evince come la signora di Calalzo era sempre stata seguita dagli ambulatori di Ostetricia dell’ospedale di Pieve di Cadore. Nella notte tra il 25 e il 26 dicembre 2016, alle 2, la donna si era presentata «spontaneamente» al pronto soccorso di Belluno «con un codice di gravità “verde”» e qui viene tenuta sotto «osservazione breve intensiva fino alle 15.36 del 26 con la diagnosi di “prodromi di travaglio di parto» e «con le prescrizioni di essere monitorata e di tornare in caso di problemi”», come si legge nella relazione. Ma all’una e mezza del 26 dicembre arriva la chiamata alla centrale operativa del 118 cadorino da parte del marito della partoriente, il quale parla di contrazioni.

«Dalla registrazione del 118 risulta : “poco dopo richiama e dice che è già nato e piange”».

A questo punto parte l’ambulanza per “un parto precipitoso” e preleva la donna e il neonato portandoli a Pieve.

«Il personale infermieristico di Pediatria si è occupato dell’assistenza al neonato, e in assenza del Pediatra, è stato contattato l’anestesista di guardia per il controllo. Alle 3.50 la puerpera e la neonata vengono trasferite in ambulanza e termoculla a Belluno da dove sono state dimesse il 30 dicembre con la prescrizione di controlli e visite di controllo a 40-60 giorni».

A questo punto arrivano le conclusioni: «Risulta che lo svolgimento dei fatti appare coerente con quanto previsto dalle modalità organizzative della struttura interessata sia per la notte sia per il giorno antecedente al parto sia per la notte del “parto precipitoso”».

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