Donne in tutte le salse a Venezia69 vampire, lesbiche, fan e registe

"Passion" è un film di donne, dice il regista Brian De Palma che ne porta al festival un esemplare tosto e ambiguo in giacca bianca e camicia nera, già Lisbeth nella trilogia di Larsson e ora...

"Passion" è un film di donne, dice il regista Brian De Palma che ne porta al festival un esemplare tosto e ambiguo in giacca bianca e camicia nera, già Lisbeth nella trilogia di Larsson e ora Isabelle nel nuovo thriller erotico (presentato ieri sera in concorso) nel quale gli uomini valgono zero. Noomi Rapace (foto in alto), fedele al cognome che porta, è l'assistente di una manager senza scrupoli e capo di una giovane segretaria: un triangolo con ampi scorci lesbo. L' unico maschio del film, Paul Anderson, viene usato un paio di volte sotto le lenzuola e nemmeno con profitti memorabili.

Se "Passion" è un film di donne, Venezia69 è (anche) il tripudio delle donne che amano le donne, che fanno sesso tra di loro e che si baciano in passerella. Le due vampire di "Kiss of the Damned", Josephine de la Baume e Roxane Mesquida, non a caso dirette da una donna (Xan Cassavetes), si devono essere divertite un mondo, l'altra sera, a improvvisare una fusione di rossetti sul red carpet di Robert Redford, anticipando quello che il pubblico avrebbe visto ieri in Sala grande con l'ultima fatica di De Palma.

Noomi Rapace racconta di aver consultato uno psicologo per capire meglio il suo personaggio di donna apparentemente sottomessa a un'altra donna che la desidera e a sua volta capo di una terza donna che egualmente la brama. Ha fatto bene. L'amore multiplo, quando è anche lesbo, porta un sacco di complicazioni. Lo impareranno presto Selena Gomez e le altre tre interpreti di "Spring breakers" che, messa da parte insieme ai vestiti ogni forma di inibizione, ora faticheranno non poco per restare all'altezza dei trastulli reciproci che hanno dimostrato di saper fare sul grande schermo. Gli uomini, però, non se ne abbiano a male.

La Cassavetes ha puntato tutto sulle donne alle quali si allungano i canini solo quando raggiungono uno congruo stato di eccitazione. Il film non sembra memorabile ma intanto il bacio in passerella delle due protagoniste, una più carina dell'altra, ha fatto il giro del mondo quasi quanto il red carpet politicamente e sessualmente corretto di Redford e signora. Così come gira il rossetto viola di Giulia Bevilacqua (foto al centro) fresca di premio L’Oreal . La contabilità al femminile di Venezia 69 annovera venti registi donna, un diluvio di attrici, la crescita esponenziale del numero delle aspiranti tali, le falcate impetuose delle "socialite", mondane e cacciatrici di feste che, a mazzi di donne festanti issate su tacchi spericolati, hanno arato per dieci giorni la cittadella del cinema in cerca di una tartina e di un drink , fondamentali per la sopravvivenza più di un accompagnatore. E non sarà nemmeno un caso se l'ultracattolica protagonista di "Paradise: Faith" decide di trovare il piacere in un crocefisso piuttosto che nel marito ripugnante che l'aspetta a letto.

Quest'anno il peperoncino l'hanno portato le donne e l'hanno sparpagliato sul tappeto rosso, in Sala Grande, al Lancia Cafè, al Red Carpet Lounge e via via con modalità e mezzi proporzionati all'età e al ruolo, fino alle fans bambine ma determinatissime che hanno marcato il territorio per la passerella di "Spring breakers". Donne in deliquio per altre donne. Da farci un pensiero sopra.

Manuela Pivato

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi