Dopo il Fedaia, chiuso anche il Sella Protestano gli operatori dei passi

ROCCA PIETORE
Il passo Fedaia è chiuso dal 4 dicembre. Per neve. Dalla Val Pettorina, quindi dal Bellunese, non si sale. È aperta, se non incombe il pericolo valanghe, solo la strada da Canazei. Ma lassù, ai piedi della Marmolada, vivono e lavorano almeno 10 persone. Ieri gli operatori dei passi, coordinati da Osvaldo Finazzer, hanno protestato, ricordando che dal 23 gennaio è chiuso anche il Sella.
«Spero che il Fedaia lo aprano almeno a fine maggio, per il passaggio del Giro d’Italia», sospira Aurelio Soraruf, che gestisce il rifugio Castiglioni. È inimmaginabile, dunque, che il Fedaia ritorni attivo prossimamente. Le slavine hanno una frequenza quotidiana. Le temperature sono alte e quando è arrivata la prima neve la terra non era ghiacciata.
«Scendono che è un piacere e non c’è da fidarsi ad attraversare la zona», spiega Soraruf, «ma c’è un altro problema grave. La Provincia di Trento, due anni fa, ha realizzato una tettoia paraneve che si ferma a metà del canalone, per cui le slavine ostruiscono il transito con eccessiva frequenza».
Sul passo Fedaia risiedono alcuni operatori turistici e le sentinelle della diga. I problemi si aggravano quando rimane chiusa anche l’unica via d’uscita, quella per la Val di Fassa.
«Ci sono persone che vivono nelle aree rese inaccessibili dalla mancata apertura delle strade o che hanno aziende in quell’area e devono raggiungerle», protesta Finazzer, dando voce a tanti colleghi (lui vive sul Pordoi che rimane chiuso solo poche ore quando nevica, ndr), «provate solo a immaginare lo stato d’animo di queste persone. In un periodo di freddo intenso, col vento che su un passo soffia molto forte e con un metro di neve fuori dalla porta, ti rassereni un po’solo se arriva uno spazzaneve che ti apre la strada. Loro non lo hanno visto mai». Sembra proprio che a nessuno interessi chi si trova per giorni isolato, insiste Finazzer. «Nessuno si è mai preoccupato di come vanno le cose sui passi. E quest’anno ancora meno, perché non è urgente liberare la strada per i turisti che non ci sono. Ma le tasse per i servizi che non vengono fatti noi le paghiamo. Anche le multe fioccano per chi cerca di raggiungere a piedi la propria azienda al passo Sella», protesta Finazzer, «ormai serve un lasciapassare per arrivare alla propria abitazione o alla propria azienda. Purtroppo il Sella è a cavallo del confine con le Province di Trento e Bolzano, motivo di più per questa vergognosa e colpevole indifferenza generale». —
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