Dossier centraline oggi la presentazione
BELLUNO. Chi sono gli speculatori dell’acqua? Quale impatto ambientale hanno le centraline idroelettriche? Gli impianti autorizzati rispettano la legge? Sono molte le domande cui si offre di dare una risposta il dossier “Centraline, come distruggere l’ambiente per mettere le mani sul pubblico denaro”. Un lavoro corposo, realizzato dalle associazioni Acqua bene comune, Wwf Oa terre del Piave Belluno e Treviso, Italia nostra sezione di Belluno e dal comitato Peraltrestrade.
Nelle 155 pagine del volume viene ricostruita la storia dello sfruttamento idroelettrico della provincia di Belluno, si racconta degli incentivi che sovvenzionano il sistema rendendo altamente remunerativi impianti che producono una percentuale minima di elettricità, si fanno i nomi delle società che detengono il maggior numero di concessioni. Si ricordano i casi eclatanti, come quelli legati agli impianti progettati sul rio Andraz, in Valle del Mis, sul torrente Digon. Il dossier è un documento prezioso, anche se non completo. «È un lavoro volontaristico», premettono le associazioni che lo hanno realizzato. E indagare non è stato facile.
Sono state recuperate le visure camerali e i bilanci di alcune società, i verbali delle commissioni regionali, i progetti degli impianti. Quelli sotto il megaWatt di potenza, le cosiddette mini centrali idroelettriche o centraline. Quelle che hanno colonizzato fiumi e torrenti bellunesi. Sono 150 le richieste pendenti. Un censimento di tutte le centraline esistenti in provincia non c’è, e gli attivisti hanno dovuto spulciare pagine e pagine di documenti per ricostruire il panorama dello sfruttamento idroelettrico nel bacino del Piave e dei suoi numerosi affluenti.
Il dossier «svela le verità nascoste dietro la retorica della sostenibilità ecologica e dello sviluppo, sottolineando gli enormi interessi economici che stanno dietro il lucroso affare della costruzione delle centraline», raccontano gli autori. Che non risparmiano nessuno nella loro analisi: i privati, ma anche la politica. Quella nazionale che attraverso il sistema degli incentivi favorisce l’insediamento degli impianti; quella regionale, che se da un lato ha il merito di aver modificato le procedure per la valutazione dei progetti, dall’altro ha escluso l’applicazione delle nuove modalità alle richieste in istruttoria; quella locale, perché i sindaci che contestano gli impianti dei privati sono gli stessi che «nel CdA di Bim Infrastrutture hanno votato un piano industriale basato sulla costruzione di nuove centraline», scrivono nelle premesse le associazioni.
Il dossier sarà presentato oggi alle 17.30 in sala Bianchi, in viale Fantuzzi. La serata sarà introdotta dal giornalista Gianni Belloni ed è a ingresso libero.
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