Dottoressa feltrina risveglia un giovane in stato vegetativo

Il paziente 35enne in coma da 15 anni a causa di un incidente. Martina Corazzol collabora con l’équipe biomedica di Lione

BELLUNO. Una innovativa tecnica di stimolazione cerebrale ha permesso a un paziente francese di 35 anni, dopo quindici di totale “assenza dal mondo” a causa di un incidente d’auto, di rispondere alle sollecitazioni e recuperare, seppur lievissimamente, uno stato di minima coscienza.

Dietro a questa scoperta, che potrebbe rovesciare anni di ricerca medica sul tema degli stati vegetativi irreversibili, c’è una giovane e brillante dottoressa: Martina Corazzol, 29 anni, nata a Feltre dove ha anche frequentato il liceo, e studi a Padova dove si è laureata in Ingegneria biomedica nel 2012. La ricerca è stata pubblicata nella prestigiosa rivista Current Biology e ha suscitato ieri l’interesse del più prestigioso dei quotidiani francesi, Le Monde, che vi ha dedicato un lungo articolo.

La tecnica attraverso la quale il paziente si è “risvegliato” riguarda la sollecitazione, grazie a degli impulsi elettrici, del nervo vago, che si trova nella parte posteriore del capo.

Una tecnica messa a punto dalla giovane esperta feltrina insieme ai colleghi del team dell’Istituto di Scienze Cognitive del CNRS (Centro nazionale di ricerca francese di Lione) che sta facendo il giro del mondo.

«Nel mio progetto di dottorato mi occupo del tema della coscienza, che ha da sempre affascinato filosofi e umanisti e che oggi può essere affrontato empiricamente grazie ai nuovi metodi di ricerca usati in neuroscienze» sottolinea Martina «nel quadro di questa ricerca mi sono concentrata su due aspetti cruciali: l’emergenza di diversi stati di coscienza e l’esplorazione della consapevolezza motoria, cioè del come diventiamo coscienti delle nostre azioni».

Coordinato da un’altra italiana, Angela Sirigu, il gruppo di ricercatori ha quindi applicato al paziente in stato vegetativo un pacemaker all’altezza del torace per la stimolazione del nervo vago, uno dei più importanti nervi dell’organismo poiché le sue ramificazioni toccano degli organi vitali quali polmoni, cuore e intestino e regolano l’attività di veglia. La metodica era già conosciuta per il trattamento di pazienti epilettici, ma gli studiosi del CNRS hanno avuto la geniale intuizione di applicarla a una persona in coma irreversibile.

«Il protocollo è durato 9 mesi, i primi due per valutare lo stato iniziale del paziente e per la chirurgia relativa all’impianto dello stimolatore. Abbiamo poi iniziato il protocollo di stimolazione del nervo vago, alzando gradualmente l’intensità di stimolazione per un mese e mezzo. In questo periodo abbiamo iniziato a osservare i primi segni clinici. Abbiamo poi testato il paziente a distanza di 3 e 6 mesi. Mettendo tutti questi dati assieme abbiamo ottenuto il risultato pubblicato nella rivista» aggiunge Martina. Il giovane ha iniziato a governare il suo sguardo e a muovere la testa. Ancor più incredibile la risposta sul piano delle emozioni: una lacrima ha solcato la sua guancia mentre ascoltava la musica preferita. Gli esami clinici confermano il progresso.

La ricerca dovrà proseguire su un campione più ampio di soggetti ma si è accesa una speranza per tante persone “intrappolate” nel drammatico limbo dello stato vegetativo permanente. «Mi auguro di poter continuare a svolgere un lavoro di interfaccia tra l’ingegneria biomedica e gli studi clinici» aggiunge Martina. Immancabile il sostegno degli affetti più cari che fanno il tifo per lei dall’Italia. «La pubblicazione di questo articolo è stata fonte di grande soddisfazione per l’intera famiglia» conclude «che ha potuto constatare l’impatto e la rilevanza di una ricerca che mi ha portato lontana da casa ma che speriamo possa rivelarsi utile per le sue implicazioni mediche».



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