Droni, intervista al pilota e fotografo Bagagiolo: «Serve un lungo corso per il brevetto, molti non lo fanno»
L’INTERVISTA
Sono gli stranieri i piloti più pericolosi di droni. Il motivo? «Non conoscono le severe regole Enac» risponde Alvise Bagagiolo, pilota Sapr (Sistemi aeromobili a pilotaggio remoto), quindi con tanto di brevetto, che ha costituito un gruppo Facebook con ben 2000 iscritti.
«Il nostro mondo è regolamentato, ma il 90% degli appassionati – ammette Bagagiolo – si fa un baffo dei vincoli e delle autorizzazioni. Chi arriva dall’estero non sa, aspettiamo il 2022 quando, si dice, l’UE dovrebbe emanare una legislazione a livello europeo, per aspetti un po’ più permissiva di quella italiana».
Che cosa è vietato oggi ad un “dronista”?
«È vietato usare questa apparecchiatura a Venezia. Solo in casi eccezionali il Comune, la Prefettura e l’Enac concedono dei permessi per determinate ore e in giorni prestabiliti. A Treviso, Padova e in altre città, le no fly zones sono più ristrette, ma comunque il drone può essere usato solo previa autorizzazione».
Le richieste possono essere avanzate, immaginiamo, solo da chi ha il brevetto di pilota.
«È così. E per farlo è necessario un lungo corso, con costi che arrivano a 1500 euro. Le scuole sono numerose».
La maggior parte di chi va in negozio e si fa questo regalo, anche se è un bambino, deve comunque farsi la patente?
«Il 90% non la fa. È anche vero che da breve tempo tutti possono disporre di un drone sotto i 300 grammi e farlo volare fino ad un’altezza di 160 metri, ben s’intende osservando i limiti imposti dall’Enac e, ovviamente, facendosi un’assicurazione per autotutela; la scrupolosa osservanza della no fly zone, ad esempio, i 5 km di distanza dalle piste aeree, la lontananza dai luoghi sensibili (stazioni dei CC e delle Forze dell’Ordine, caserme, ospedali, carceri) e rispetto della privacy».
Che cosa significa quest’ultimo rispetto?
«Non si può, evidentemente, filmare una persona mentre fa il barbecue, anche se è una figura pubblica come un sindaco, neppure, al limite, un alpinista impegnato in una scalata. Ma gli esempi possono essere numerosi altri».
È pur vero che è difficile trovare un drone dal peso inferiore ai 300 grammi.
«Infatti lo si acquista intorno ai 400 o più grammi e poi lo si alleggerisce. Si tenga conto che un apparecchio di costo medio fra i 600 ed i 700 euro, si possono spendere fino a 400 euro per alleggerirlo. Per contro, c’è chi acquista un drone base per poi potenziarlo con qualche elaborazione, magari per farlo salire fino a 2000 metri di altezza, come sta avvenendo con l’ultima moda delle riprese in montagna. Di media, infatti, queste apparecchiature salgono a 500 metri e si allontanano fino a 4 km, ma con qualche trucco arrivano oltre». —
F.D.M.
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