Due gallerie per i laghi di Alleghe e Santa Croce: il Recovery plan per la difesa idraulica

La Regione Veneto punta a 450 milioni di interventi sulle acque interne. Tra i lavori il dragaggio del Corlo e la sistemazione di Piave e Cordevole
Lago di Alleghe
Lago di Alleghe

IL DOSSIER. La Regione ha proposto cantieri per la difesa idraulica del territorio per 450 milioni di euro da inserire nel Recovery plan. Si va dalle gallerie scolmatrici dei laghi di Alleghe e Santa Croce al dragaggio delle dighe, alla sistemazione del fiume Piave e di altri torrenti, a cominciare dal Cordevole.

Sulla base dei progetti si creerebbero, per sei anni, almeno 1.200 nuovi posti di lavoro. In questo modo si completerebbe l’opera di rigenerazione scattata dopo la tempesta Vaia.

Galleria del lago di Alleghe

L’attuale scarsa capacità di regolazione del lago di Alleghe comporta, in caso di eventi estremi, l’esondazione del bacino con conseguente allagamento dell’abitato e delle strutture turistiche presenti.

La Regione ha quindi messo a punto un progetto di intervento, ossia una galleria scolmatrice, che aumenta la resilienza del lago a sopportare le onde di piana e favorisce la crescita economica legata al turismo. Il progetto prevede, altresì. La possibilità di realizzare anche una galleria stradale che va a favorire, in questo modo, la mobilità eliminando l’inquinamento del traffico di passaggio dell’abitato.

«Basterebbero 72 mesi», secondo l’assessore Giampaolo Bottacin, titolare dell’ambiente e della protezione civile in Regione, «per progettare e realizzare una galleria multifunzionale in grado sia di scolmare le acque di piena che a bypassare in termini viari il centro di Alleghe che, date le strade anguste, non garantisce sezioni stradali atte a far transitare in sicurezza l’intenso traffico dell’Agordino» .

Bottacin assicura che il progetto favorirebbe la creazione di un sistema di piste ciclabili e pedonali, nonché la fruibilità turistica dell’’abitato di Alleghe e del lago. I costi? 50 milioni di euro. E, per la verità, il progetto è già stato avviato da Veneto Strade.

Galleria del lago di Santa Croce

Analogo progetto viene previsto per “scolmare” le acque del lago di santa Croce. 75 milioni di costo, 72 mesi di tempo.

Questo lago, afferma la Regione, ha una moderata azione di riduzione delle piene del Piave in quanto i suoi organi di regolazione non sono in grado di garantire svasi preventivi e concomitanti l’inizio degli eventi. Inoltre, causa con una certa frequenza allagamenti dei territori circostanti, con particolare riguardo alla vicina zona industriale di Paludi.

L’intuizione dei progettisti è di realizzare una galleria che colleghi il lago al fiume Piave, consentendo di scaricare le portate eccedenti direttamente nel fiume.

Sghiaiare il Piave e il Cordevole

La Regione chiede 90 milioni per il completamento degli interventi di ripristino dell’operatività idraulica dei due principali corsi d’acqua della Provincia, il Piave ed il Cordevole.

«La tempesta Vaia ha ancor più evidenziato», sottolinea l’assessore Bottacin, «un sovralluvionamento di vaste zone del torrente Cordevole e del fiume Piave che può causare concreti rischi di allagamento con interruzione delle infrastrutture di comunicazione che può costituire vincolo alla corretta crescita economica».

Lo sghiaiamento del Piave e del Cordevole ha il duplice obiettivo di garantire la sicurezza idraulica degli abitati. L’opera di rimozione del materiale litoide porterà ad un ripristino dell’area liquida dei due corsi d’acqua ed un adeguamento dei livelli idraulici di sicurezza. I tempi previsti? 60 mesi, non di più. Lungo il Piave 10 chilometri di corso sono già sistemati.

Diga del Corlo

Maggiore capacità di laminazione e di sicurezza idraulica per la diga del Corlo. Un progetto da 100 milioni di euro.

«Una migliore capacità di scarico degli organi di regolazione della diga», spiega l’assessore Bottacin, «consente di utilizzare meglio il bacino sia ai fini della difesa idraulica, aumentando la resilienza del sistema del Brenta, sia per la gestione della risorsa idrica aumentando, in un’ottica di green economy, la capacità di produzione idroelettrica e l’uso a fini agricoli della risorsa. Entrambe queste finalità consentono una maggiore crescita economica e quindi un incremento dell’occupazione».

Il progetto prevede in particolare l’adeguamento degli scarichi della diga del Corlo sul torrente Cismon per renderla più efficiente ai fini della laminazione delle piene. Il che consentirà anche una migliore gestione del bacino a fini irrigui e turistici. Entro il 2022 l’approvazione del progetto, entro il 2026 la conclusione del cantiere; 72 i mesi previsti per il cantiere.

Dragare le dighe, 100 milioni

Come aumentare di un milione di metri cubi la capacità di invaso delle nostre dighe? Attraverso lo sghiaiamento, tanto atteso.

«Aumentare la capacità di invaso dei bacini idroelettrici consente di aumentare l’efficienza in termini di Il progetto, da realizzarsi in 72 mesi e dal costo di 100 milioni, si propone di recupera, almeno in parte, i volumi originari delle dighe in modo da aumentarne l’efficienza in termini di accumulo, quindi di produzione idroelettrica, di sicurezza idraulica e di gestione delle risorse», spiega Bottacin, «favorendo così uno sviluppo più ecosostenibile, una transizione verde ed un aumento della resilienza del sistema idraulico».

Attenzione, il beneficio diretto è riscontrabile anche in termini di personale direttamente impiegato nella realizzazione delle opere e quantificabile nell’assunzione di circa 800 persone all’anno per un periodo complessivo di 4 anni. —



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