Due gol in 26 minuti, l’Alpago sprofonda

Prima mezz’ora da incubo, i gialloverdi commettono troppi errori e nella ripresa non c’è reazione: retrocessione inevitabile
Alpago calcio
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PUOS D’ALPAGO. L’Alpago retrocede in Seconda, di nuovo. Lo fa davanti al suo pubblico, a Puos, pur potendo contare su due risultati su tre. L’Sp, da sempre è sinonimo di sventure da queste parti, si conferma bestia nera: due gol nel primo tempo, con Fontana e De Sordi e pratica chiusa, con l’Alpago di fatto già retrocesso dopo 11 minuti. Gli ospiti non rubano nulla, sfruttano i gravissimi errori dei padroni di casa e si salvano con merito. Occorre essere sinceri: l’Alpago, al momento, non è da Prima categoria, a pensarlo sono in molti. Ora, ai gialloverdi, occorre capire cosa fare: servirà, se non una rifondazione, qualcosa di molto simile, che riporti il Calcio Alpago a stabilizzarsi sui suoi, vecchi e lontani ormai, livelli.

La partita non è un granché, ma è da dentro o fuori. L’Sp si presenta con due linee da 4 tirate col righello e con Andrighetto che orbita attorno a De Sordi. L’Alpago si schiera a specchio alzando di più le ali, ma alcune scelte di formazione sono alquanto opinabili. All’11 arriva il vantaggio ospite: Andrighetto scappa sulla sinistra, pennella per Fontana che, marcato da un disattento Barattin, svetta di testa e sorprende Collarini. Il portiere alpagoto, disastroso e senza alcuna reattività, prende gol al centro della porta. La paura addosso ce l’hanno entrambe, ma per l’Alpago è diverso: mentre l’Sp, seppur con i suoi limiti, non ci pensa troppo e ci mette la “garra” tanto da arrivare prima su quasi ogni palla, gli alpagoti sembrano bloccati, disorientati. Di azioni i ragazzi di Pierobon ne costruiscono ben poche: è tutto un calciare in avanti infruttuoso e frustrante. E al 25’ arriva il colpo del ko: Pianca perde un pallone sanguinosissimo e l’Sp con tre tocchi, da Andrighetto fino a De Sordi, arriva in porta. Doppio vantaggio, Sp salvo e Alpago nel baratro. E non è passata nemmeno mezz’ora. Un tiro sporco di Saviane al 35’ è l’intera produzione dell’attacco locale.

C’è il secondo tempo da giocare, vero, la speranza è sempre l’ultima a morire. Ma questa volta no, questa volta servirebbe davvero un miracolo anacronistico. Che infatti non arriva. L’Alpago non da mai l’impressione di tornare in partita, ci prova poco e solo in un finale concitato, quando Specia si oppone sì e no due volte per guadagnarsi la pagnotta. Ma non sarebbe stato giusto. Corretto è invece guardare in faccia la realtà, la dura realtà quando arriva l’ora, al triplice fischio. Piangono in molti, ma, come diceva un vecchio saggio, non tutte le lacrime sono un male. Si può ricostruire. Farewell dicono oltremanica: arrivederci, Alpago.

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