Due kosovari rischiano sette anni per la rapina nella casa di un’anziana

SANTA GIUSTINA. I kosovari Mentor Zenelaj e Muse Morina, due dei tre della banda di operai che avevano scelto di andare a processo in aula per la rapina del gennaio 2017 ad un’anziana di Santa Giustina, rischiano una condanna di sette anni e 4 mila euro di multa.

Questa la richiesta per rapina pluri aggravata del pubblico ministero D’Orlando, che ha aggiunto anche otto mesi di arresto per il porto illegale di arma od oggetto atto a offendere. Il difensore di parte civile Bastianon ha aggiunto un risarcimento danni di 18 mila euro per la santagiustinese Liliana Tessaro, dei quali 8 mila di provvisionale.

Secondo i difensori Silvestri e Marson per l’uno e Rinaldo per l’altro, invece, gli imputati vanno assolti in principalità per non aver commesso il fatto. L’avvocato di Morina si accontenterebbe anche delle formula dubitativa e solo in estremo subordine del minimo della pena con le attenuanti generiche e la continuazione con la ricettazione contestata dalla Procura di Treviso. Sarebbe a processo anche Besim Gashi, la cui posizione però è stata stralciata, perché oltre a essere latitante c’è stato un problema di notifica. Il collegio ha rinviato per repliche e sentenza al 29 gennaio.

Gli altri componenti se l’erano cavata con molto meno, ma avevano scelto riti alternativi, dopo il rinvio a giudizio. Xhevedt Maliqi ha patteggiato due anni e sei mesi e 2 mila euro, Elvidon Gashi due anni e 20 giorni e mille e Fidan Spahiu è stato condannato in abbreviato a due anni e dieci mesi. Quanto a Zenelaj, gli viene addebitato di aver fatto la staffetta in avvicinamento e allontanamento alla villa il 23 gennaio 2017, mentre Morina sarebbe entrato nella casa, dove la Tessaro è stata chiusa in un vano scale e minacciata con una pistola e un coltello e poi derubata di una borsa con dentro una ventina di euro in contanti, il bancomat e altri documenti personali, orologi, catenine, un anello in argento e bigiotteria.

Le indagini dei carabinieri si sono sviluppate sulle immagini delle telecamere della videosorveglianza, che avevano individuato un furgone. Poi le intercettazioni telefoniche e l’esame delle celle telefoniche. Malgrado tutto questo, secondo il suo difensore Zenelaj è del tutto estraneo ai fatti. Quanto a Morina, al massimo ha usato lo stesso cellulare di un altro imputato ed è stato trovato in un appartamento di Ponte nelle Alpi con Maliqi. A gennaio la sentenza. —

G.S.

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