Due ragazzi investiti in Sinistra Piave: «Quattro anni di denunce vane»
Due ragazzi investiti lungo la provinciale della Sinistra Piave nel tratto tra via Meassa e la fontana di Sagrogna: un 17enne accompagnava l’amica 16enne alla fermata dell’autobus, martedì intorno alle 18. Entrambi feriti: la ragazza in modo più grave per la frattura di un braccio.
Un incidente che, al di là delle responsabilità che emergeranno dalle indagini (l’investitore si è fermato e ha soccorso i due ragazzi), si poteva evitare. La pensa così Gemma Teti, la mamma del 17enne, che dal 2015 ha iniziato la battaglia per rendere più sicuro quel tratto dove giovani e abitanti sono costretti, a piedi, a raggiungere la fermata della corriera: la donna ha più volte denunciato la situazione al Comune e alla Provincia. Invano. Una sponda l’ha trovata invece nella prefettura: «Il prefetto» spiega Gemma Teti «si è dimostrato molto sensibile e mi ha chiesto di fornire informazioni perchè lui possa sensibilizzare i due enti».
I due ragazzi martedì pomeriggio avevano appena finito di studiare a casa (dopo il De Gusto, in direzione Ponte), e il 17enne stava accompagnando l’amica alla fermata: lei davanti, lui dietro, sul ciglio della strada, anche perchè la zona fuori carreggiata è impraticabile perchè innevata. «Quando ho visto il traffico rallentato mi si è fermato il cuore» confessa Gemma Teti: il ragazzo è stato preso al gomito, la 16enne invece è stata urtata sul braccio, si è rotta l’omero. «Mio figlio è riuscito ad afferrarla per evitare che cadesse in mezzo al traffico e sono finiti entrambi in mezzo alla neve» continua Gemma Teti «poi sono arrivati i soccorsi, si sono fermati molti automobilisti e lo stesso conducente del furgone. Ma una situazione del genere era evitabile con qualche provvedimento: basti pensare al limite di velocità o alla realizzazione di una passerella pedonale a lato strada, allo spostamento della fermata a rischio per tutti». Quattro anni di segnalazioni: dal 2015 Gemma Teti e la sua famiglia denunciano la mancanza di sicurezza pedonale sul punto. Comune e Provincia si rimpallano la competenza. «Dal Comune mi hanno mandato in Provincia, poi mi hanno mandato da un ingegnere, fatto sta che è dal 2015 che mi presento di persona a esporre il problema ma resta sempre lì. All’inizio proponevano di spostare la fermata ma per Dolomitibus non era possibile: meglio fare un percorso protetto, dicevano. Possibile che si debbano mettere a rischio delle vite? Si sa che in quel tratto di strada il traffico è molto veloce, il limite potrebbe essere abbassato a 70 km/h, almeno nei pressi del nucleo abitato. La parte a lato della sede stradale sarebbe comunale: potrebbero fare il marciapiede ma il Comune dice che non ha soldi. La competenza sulla strada è provinciale ma l’ente dice che dove si può va fatta la passerella che dev’essere comunale. Da casa nostra a Sagrogna, un chilometro circa, ci sono varie abitazioni le cui famiglie hanno problemi a uscire con l’auto per immettersi nel traffico, per carenza di visibilità».
Terzo: l’illuminazione: «Abbiamo una strada buia. Sul punto si era interessato un assessore proponendone una a luce solare, nel marzo o aprile del 2018. Stiamo ancora aspettando...» Nel frattempo «ho cercato di insegnare a mio figlio a volare ma non ci sono riuscita». Restano due ragazzi feriti, uno in ospedale. Eppure il caso Bonavera a Salce dovrebbe aver insegnato qualcosa. —
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