Due reparti chiusi: da ricollocare 15 operai della Diab
LONGARONE. Soppressi due reparti alla Diab di Longarone. Continua così la ristrutturazione dello stabilimento longaronese della multinazionale svedese: iniziata qualche anno fa, ha portato a una diminuzione dei dipendenti da 300 a poco meno di 200. Ma questa, come ha promesso l’azienda, dovrebbe essere l’ultima riorganizzazione. In gioco ci sono 15 posti di lavoro, che i vertici aziendali promettono di ricollocare in altri reparti. Quindi non ci sarebbe alcun esubero, ma a chi non accetterà il “cambio”, non resterà altro che la mobilità volontaria.
L’incontro tra parti sindacali e azienda è avvenuto a inizio settimana. Da circa un anno nello stabilimento sono stati attivati i contratti di solidarietà per far fronte a una crisi che non ha risparmiato nessuno. «E per fortuna che l’abbiamo fatto ancora in tempi non sospetti», precisa Nicola Brancher della Femca Cisl. «Ora spetterà alle Rsu gestire questa partita, nella speranza che i lavoratori diano il loro pieno appoggio».
I problemi alla Diab sono sorti qualche anno fa «quando il mercato cinese, che rappresentava il maggior cliente della ditta (che produce stampati in plastica per navi, aerei e pale eoliche) ha iniziato a cedere», ripercorre alcuni momenti salienti il segretario della Uilcem, Danilo Ferigo.
La crisi ha poi spinto la multinazionale svedese a ristrutturare gli stabilimenti a livello mondiale. Alcune aziende tra Stati Uniti, India e Svezia sono state chiuse, mentre Longarone sembra ancora tenere.
«Negli anni scorsi l’azienda bellunese ha dato abbondantemente in questo piano di riorganizzazione, perdendo un centinaio di posti di lavoro, tra tempi indeterminati e interinali», precisa Giuseppe Colferai, segretario della Filctem Cgil, che aggiunge: «Prima si lavorava sette giorni su sette, ora siamo passati a cinque giorni scarsi. A gennaio la percentuale di solidarietà è stata poco meno del 5% per la produzione. Abbiamo già dato tanto, quindi, dopo questa riorganizzazione, non mi aspetto più nulla. L’azienda ci ha assicurato che anche per questa nuova operazione non ci saranno esuberi e che il lavoro ci sarà per tutti quei 15 dipendenti che perderanno il reparto».
I sindacati sono comunque preoccupati. : «Sono in ansia per la Diab», conclude Ferigo, «vista anche la situazione generale di mancanza di politiche del lavoro. E anche se l’azienda parla di assicurare i posti di lavoro, non vorremo che da un reparto all’altro, alla fine si resti col cerino in mano».
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