Due sì per l’autonomia il Bard scende in campo

Presentato il Comitato in vista dei referendum del 22 ottobre. Parte la campagna «Occasione unica per dimostrare che ci siamo e siamo pronti ad autogovernarci»
BELLUNO. Un voto per la montagna. Il Bard presenta il comitato “Due sì alle autonomie”, si toglie un paio di sassolini dalle scarpe e invita i bellunesi ad andare in massa a votare al referendum del 22 ottobre. «Finalmente anche le istituzioni hanno riconosciuto la valenza del referendum, che dà voce al popolo», spiega Marinella Piazza. «Ricordo ancora quando ci snobbarono, nel 2011, quando raccogliemmo le firme per indire un referendum provinciale». Allora l’obiettivo era trasferire la provincia di Belluno in Trentino Alto Adige. Nel 2017 la Provincia chiede maggiori competenze in base alla specificità, riconosciuta anche dallo Statuto regionale.


«È un’occasione importantissima per noi», aggiunge la presidente del Bard Alessandra Buzzo. «Diciamo sempre che contiamo poco, perché siamo pochi in un territorio vasto. Abbiamo l’occasione per dimostrare che ci siamo. E questo voto vuole anche rappresentare tutte le realtà montane italiane, dimenticate dal governo centralista». Ma sono due i “sì” che i cittadini bellunesi sono invitati a esprimere, il 22 ottobre: «Non neghiamo l’autonomia a nessuno», sottolinea il vicepresidente del Movimento, Andrea Bona, con un sorriso. «Ma Belluno è altra cosa dal Veneto. Abbiamo bisogno di leggi e amministrazioni diverse da quelle che vanno bene in pianura e la nostra richiesta di autonomia ormai è matura».


Il Bard si prepara all’appuntamento del 22 ottobre con una campagna referendaria che cercherà di raggiungere quanti più bellunesi possibile. Saranno organizzati incontri sul territorio, gazebo nelle piazze tutti i sabati (tranne il 23 settembre) e sono stati stampati 15 mila volantini per diffondere il messaggio che andare a votare è importante per il futuro della provincia.


Il sì, per il Bard, è il primo passo per raggiungere l’autonomia fiscale (stile Trento e Bolzano), per tornare a votare per eleggere i rappresentanti dei cittadini in Provincia (perché serve un ente forte per dare voce a tutte le popolazioni del Bellunese), per ottenere la potestà legislativa come Trento e Bolzano, per salvare le tradizioni del territorio. Per l’autonomia fiscale e per poter legiferare, facendo diventare la Provincia di Belluno davvero autonoma, servirebbe cambiare la Costituzione, ma «è necessario partire, da qualche parte», dice Andrea Bona. «Non vogliamo togliere l’autonomia a Trento e Bolzano, ma ottenere un riconoscimento anche per il nostro territorio». Che ha la specificità riconosciuta dallo Statuto veneto.


Avere maggiori competenze significherebbe doversi occupare in prima persona anche delle calamità naturali, come le frane. Basteranno, i soldi trasferiti (eventualmente) insieme alla competenza di difesa del suolo? «Lo sappiamo che può essere pericoloso avere più competenze, ma è la strada da percorrere per dare maggiore autonomia al territorio montano. È una responsabilità che dobbiamo assumerci», chiosa Alessandra Buzzo.


Il Bard è consapevole che il processo per arrivare all’autogoverno del territorio sarà lungo, ma «qualcuno doveva partire», conclude la Piazza. «Mettiamo la provincia di Belluno al centro dell’Europa e delle Alpi, per autogovernarci assieme agli altri popoli alpini».


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