Due sorgenti sotterranee e la casa scivola a valle: «Nessuno mi dà ascolto»

Anna Viel è invalida al 100 per cento ma non intende darsi per vinta. «Il Comune di Limana non ha soldi e la Provincia mi dice di vendere» 

LA STORIA

Acqua in casa. Sono anni che Anna Viel combatte contro infiltrazioni e crepe. In quella casa al numero 91 di via Peden, in Valmorel, ci è quasi nata e continua a viverci con il marito Bruno e quattro bei gatti di strada. L’altra compagnia è la radio sempre accesa in cucina, sintonizzata su un’emittente locale. La donna di 68 anni è invalida al 100 per cento, ma ha la forza di sorridere e di essere ottimista, malgrado una pensioncina su due si prosciughi per pagare la bolletta dell’Enel.

Un paio di deumidificatori lavora per tutta la giornata, altrimenti si ritroverebbe con i piedi a bagnomaria e il caseggiato scivolerebbe ancora più inesorabilmente verso valle per colpa di due sorgenti sotterranee: «Qui sta franando tutto», sospira la padrona di casa, «e nessuno ci sta dando ascolto. Mi sono rivolta al Comune di Limana, sentendomi rispondere che non ci sono soldi per risolvere il problema che ci sta pesantemente condizionando la vita. Una roba brutta. Ho pagato un geologo, per capire se avessimo delle responsabilità, ma il guaio è che tutte le vene di acqua si dirigono verso la mia casa e ci ritroviamo in questa situazione».

Il geologo Luca Salti ha firmato una relazione, insieme all’ingegner Veruska Bortoluzzi della Provincia: “Al di sotto del fabbricato”, si legge nella perizia, “sono evidenti (questo fenomeno si è molto accentuato negli ultimi anni) delle venute d’acqua consistenti (vi sono due sorgenti) e delle zone paludose molto accentuate. È evidente che le numerose venute d’acqua presenti nella parte alta del versante non sono più drenate in modo adeguato e che vi sono delle infiltrazioni superficiali e profonde che imbeviscono i terreni di fondazione riducendone la capacità portante e inducendo gli abbassamenti e le lesioni rilevate”.

Niente che Anna Viel già non immaginasse. Meno male che è inverno: l’acqua corre meno e il terreno è gelato, quindi più solido: «La Provincia mi ha quasi riso in faccia, consigliandomi di vendere. Ma cosa posso vendere? Chi può comprare un immobile pericolante con queste controindicazioni? E poi qui sto bene e non avrei intenzione di andarmene. Siamo ormai abituati ad andare a fare la spesa giù a Limana. Ma non posso più vedere tutte le crepe che si sono formate nelle varie stanze ed è impensabile continuare a far funzionare i due deumidificatori, perché l’acqua qui sotto sta continuando a correre. Stiamo scivolando inesorabilmente verso il paese, del resto basterebbe vedere quello che ho davanti alla porta di casa».

Una griglia di fessure, che non promettono niente di positivo: «Siamo in forte pericolo e tutto è destinato a peggiorare. Mi sono rivolta anche al capo frazione Sergio Venturin, ma non è che lui possa fare chissà cosa. Mi sento presa in giro e non credo che questo sarebbe un intervento troppo costoso. Ci sarebbe già un progetto, ma tutti mi dicono che non c’è il denaro necessario. L’appello è al Comune e alla Provincia, affinché si faccia finalmente qualcosa. Si parla molto di aiutare la montagna, ma non succede niente. Sono qui e vorrei rimanere qui. Non mi vedo in un altro posto». —

 

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