Due testimonianze non convincono: gli atti in procura

BELLUNO. Due testimonianze non convincono. La procura della Repubblica ha chiesto gli atti delle testimonianze di due persone del processo Ranon: il dirigente e ragioniere Giuseppe Da Rold e il...

BELLUNO. Due testimonianze non convincono. La procura della Repubblica ha chiesto gli atti delle testimonianze di due persone del processo Ranon: il dirigente e ragioniere Giuseppe Da Rold e il presidente Moreno De Col. Il procuratore Francesco Pavone valuterà se nei loro confronti può sussistere la falsa testimonianza, per ora i giudici Coniglio, Scolozzi e Cittolin non hanno avuto niente in contrario. Da Rold ha visto in una cassaforte dell’Appia quei 3 mila 600 euro che Gianfranco Buonanno sostiene di aver pagato a Maurizio Ranon. Li ha anche contati, su richiesta proprio del direttore, che però non gli ha domandato di inserirli nella contabilità. Insomma, non sono mai finiti in alcun bilancio.

Sull’incontro al ristorante, c’è stato un confronto tra Da Rold e Buonanno richiesto da Pavone e ognuno è rimasto della propria: si è parlato o no di quei quattrini? No, ha detto uno; sì ha detto l’altro. Quanto al presidente Moreno De Col, non ha chiarito molto sull’acquisiziome di documenti dei carabinieri: «Ho saputo dai giornali quello che era successo, nel frattempo abbiamo dato tutta la documentazione, che ci è stata richiesta».

Il capitano Luigi Presicci comanda il Nucleo investigativo di Belluno ed è toccato a lui spiegare l’operazione: il 9 luglio sono cominciate le intercettazioni all’utenza fissa e a quella mobile di Ranon e il giorno dopo i suoi uomini si sono presentati nella sede dell’associazione, capitanati dal maresciallo in borghese, che ha deposto in seconda battuta. Da Rold ha cercato di riavere indietro una fattura, che secondo lui non c’entrava con l’attività in corso, in realtà secondo il militare era pertinente, eccome. È uno dei due documenti chiave della vicenda.

Tanto garbati sono stati i carabinieri tanto invadenti sarebbero state le fiamme gialle che hanno perquisito la casa friulana di Buonanno: «Uno show. Si sono presentati con tre pistole parabellum, che spuntavano dal cinturone e hanno rovistato anche nel cassetto in cui la mia compagna custodiva la biancheria intima». Il presidente del Tribunale, Coniglio gli ha chiesto spiegazioni e rinviato l’udienza alla prossima primavera per gli altri testimoni. (g.s.)

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi