Dura lettera al Comune, a Lamon le suore protestano
LAMON. È una lettera aperta a tutti i lamonesi quella che la congregazione delle suore di Carità ha diffuso ieri fra gli esercizi commerciali del comune di Lamon, sottolineando il fatto che c’erano tutte le migliori intenzioni per offrire la struttura privata all’uso di scuola materna pubblica.
Le suore, tramite la legale rappresentante della congregazione con sede a Milano, suor Maria Rosa Vittoni, vogliono cioè far conoscere alla popolazione i rapporti intercorsi con l’amministrazione comunale.
Nella lettera, infatti, si parte dagli albòri della vicenda, iniziata nei primi mesi del 2015 quando le suore di Maria Bambina hanno messo al corrente l’esecutivo Malacarne circa l’orientamento di cessare l’attività nel medio periodo, a giugno di quest’anno, quando, nonostante i tentativi di trovare a una «soluzione positiva a vantaggio dell’intera collettività», sono venute informalmente a conoscenza del fatto che il comune aveva intrapreso altre scelte.
«Con il Comune», scrive la madre superiora, «ci eravamo impegnate per valutare insieme gli strumenti, anche giuridici, necessari per un passaggio alla scuola pubblica con l’utilizzo degli ambienti dell’asilo. Il Comune ha verbalmente manifestato l’impossibilità di assunzione della scuola e si è mosso per garantire in paese una scuola per l’infanzia statale. Di questo la congregazione è venuta a conoscenza a fatto compiuto in giugno del 2016. Non è mai stata contattata e non ha mai ricevuto alcuna richiesta in merito alla possibilità di usare gli attuali ambienti per l’accoglienza della sezione dell’infanzia statale di prossima apertura».
E si conclude con un auspicio: «che la presente comunicazione possa facilitare la ricerca di soluzioni positive a vantaggio dell’intera collettività».
È la tesi di Renzo Poletti, consigliere comunale di minoranza. Che nei giorni scorsi è entrato nel merito della vicenda sostenendo, oltre all’antieconomicità di una riconversione delle ex scuole di Rugna in asilo pubblico, che «è mancato il confronto con le suore della congregazione di Maria Bambina ed è mancata la richiesta sui termini di un’offerta dei locali, già pronti e già a norma, sostenendo da parte del Comune l’impossibilità di usufruire di spazi privati per una sezione pubblica».
Intanto continua la raccolta firme per la petizione promossa da dei genitori di bimbi in età prescolare, Paolo Bee e Michele Facen, che in una sola giornata hanno raccolto ben trecento firme.
L’unica causa che sostengono, spiegano, è quella di «avere la scuola materna pubblica». Non importa dove.
Laura Milano
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi