Durnwalder sfida Zaia: «Date Cortina al Sud Tirolo»

Comuni ladini del Veneto, Provincia di Bolzano per la prima volta allo scoperto. Il governatore assicura che rispetterà la volontà del popolo. Altolà sul fondo Brancher: «Quei 40 milioni solo per i sette Comuni confinanti»
Foto Demanio Multimedia: cortina d'ampezzo
Foto Demanio Multimedia: cortina d'ampezzo

FALZES (Bolzano) «Il mio amico Luca Zaia, anziché provocare con la secessione dei Comuni dal Veneto, dica finalmente che è pronto a cederci Cortina d’Ampezzo. Anzi, non solo. Anche Colle Santa Lucia e Livinallongo, i tre Comuni ladini del Veneto». Per la verità, presidente – facciamo notare a Luis Durnwalder, presidente della Provincia di Bolzano -, i Comuni che si sono dichiarati ladini, ai piedi delle Dolomiti bellunesi, sono ben 32. «Ma non li possiamo prendere tutti. I ladini storici, quelli dell’antica appartenenza al Sud Tirolo, sono Cortina, Colle e Livinallongo. Basta e avanza».

È la prima volta che il Landeshauptmann parla così chiaro su Cortina. Lo fa nella sua ultima conferenza stampa d’agosto («Alle elezioni del 2013 non mi candido, ma resto a disposizione del partito», la Svp), nella villa in mezzo al bosco a Falzes, sopra Brunico, con il conforto della giovane moglie e della bimba di pochi anni, in classico costume sudtirolese. Sorride, Durny, dopo aver tentato lo sgambetto con Zaia. Come a dire, adesso vediamo se insisterà facendo il “passeur” dei Comuni in fuga. Si sa che il Landeshauptmann non li gradisce. È la prima volta che stende un tappeto rosso nei confronti di Cortina. A suo tempo ha appoggiato il referendum, ma fino ad oggi nessuno, né il Veneto e nemmeno in Trentino Aldo Adige ha compiuto il passo che, invece, è stato fatto recentemente con Sappada e Cinto Caomaggiore. Durny, insomma, sa bene che il Veneto mai gli cederebbe Cortina.

E il prossimo arrivo, come decano di Cortina, di un monsignore, nativo della Val di Zoldo ma incardinato nella diocesi di Bressanone-Bolzano, non è avvertito come un’avvisaglia di futuri apparentamenti. Anzi, il presidente approfitta per far capire che sarà severo anche con il fondo Brancher, quello a cui possono attingere i Comuni di confine. «Lo impugnerò se non verrà cambiato» sintetizza. Bolzano dovrebbe versare non uno ma ben 40 milioni. «Mai e poi mai», minaccia Durnwalder, «se questi fondi vanno a finanziare la casa di riposo di Malcesine piuttosto che la pista ciclabile a Riva del Garda, o qualcos’altro del genere a San Michele al Tagliamento piuttosto che a Fregona e negli altri Comuni confinari della Provincia di Zaia, la Marca trevigiana».

Dunque? Per Durny non ci sono dubbi: «I 40 milioni sono esclusivamente per i sette Comuni che confinano con la provincia di Bolzano e per quelli contermini». Si va, per la parte veneta, da Comelico superiore ad Auronzo, da Cortina a Livinallongo. Ed, appunto, Colle Santa Lucia che confina con Livinallongo, San Vito di Cadore, Danta, San Nicolò Comelico, Lozzo, Domegge. «Altrimenti, come farei a spiegare ai miei concittadini il motivo per cui il Sud Tirolo dovrebbe prendersi cura di tutti gli altri Comuni confinanti, compresi i 43 del Trentino?» La domanda – retorica – convince perfino qualche giornalista ad applaudire. Durnwalder ne parlerà anche ad Enrico Bondi, il supercommissario della spending review, da queste parti nei prossimi giorni per verificare il contributo che il Sud Tirolo può ancora dare al risanamento del Paese. Ma non è escluso che i discorsi, con il presidente Napolitano e con il suo collega Fischer, il 5 settembre a Merano, per festeggiare i 20 anni della quietanza liberatoria e i 40 anni del secondo Statuto, possano finire su questi temi. Proprio perché il Veneto sta insistendo.

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi