È boom di avvocati a Belluno. «Ma se il tribunale dovesse chiudere...»

Marc De Col, presidente dell’Ordine, è preoccupato. «A Bassano molti colleghi hanno perso i loro clienti»

BELLUNO. È vero che gli avvocati negli ultimi 20 anni sono passati da 160 a 300 in provincia di Belluno, ma è anche vero che sta calando il loro numero, tanto che dall’inizio del 2017 all’Ordine dei avvocati in provincia c’è stata una sola nuova iscrizione. Erano state sette nel 2016 e una decina negli anni precedenti. Anche i praticanti si sono ridotti, passando dalla settantina del 2008 ai 35 attuali.

A fronte di questo ridimensionamento della professione, resta l’incertezza sulla “vita” del tribunale. E di questo è preoccupato il presidente dell’Ordine, Marc De Col. «A oggi non ci sono particolari problemi per quanto riguarda l’attività del nostro tribunale, ma è in prospettiva che dobbiamo iniziare a pensare. Se dovesse chiudere, i problemi sarebbero molti. Abbiamo visto cosa è accaduto a Bassano del Grappa, quando qualche anno fa si è chiusa l’attività giudiziaria: i legali bassanesi hanno perso molti dei loro clienti, perché tutta l’attività ha iniziato a gravitare su Vicenza. E con la crisi che c’è, questo non è stato un effetto positivo».

«Un’eventuale razionalizzazione dell’attività giudiziaria, infatti», precisa De Col, «significherebbe spostare il lavoro degli avvocati altrove. Già adesso i legali bellunesi devono muoversi di più. Tutto è iniziato quando è stata chiusa la sede staccata di Pieve di Cadore del tribunale e tutte le sedi del giudice di pace a Feltre, Agordo e Cortina. Anche per quanto riguarda il diritto societario ormai si è orientati a gravitare su Venezia. Insomma, la chiusura del palazzo di giustizia potrebbe avere ripercussioni catastrofiche per la categoria professionale degli avvocati». L’indagine del Sole 24 ore, apparsa ieri, parla di un boom di legali in provincia negli ultimi 10 anni. Belluno conta a oggi 14.5 avvocati ogni 10 mila abitanti. «Un dato positivo anche se a Belluno siamo un terzo rispetto alla media nazionale, che è di 4 avvocati ogni 1000 abitanti», precisa il presidente dell’Ordine, che aggiunge: «L’aumento del 52,5% negli ultimi anni c’è stato, ma questo ha contribuito a rendere la vita più difficile per tutti. Le libere professioni sono in difficoltà, inutile nasconderlo, vista la pessima congiuntura economica, e un calo anche tra chi intende diventare avvocato non fa male. Il problema è che la professione sta cambiando e non in meglio».

Il disegno di legge al vaglio del Parlamento, parla di società di avvocati in cui è possibile anche l’ingresso di soci e capitali che nulla hanno a che fare con l’attività giudiziaria. «E questo spaventa una parte dei professionisti. Si teme che, in questo modo, si metta a rischio la libertà della scelta di strategia da parte del legale, specie se i soci sono banche o altre società di spicco».

A limitare il numero degli avvocati, c’è anche la difficoltà di accedere alla professione tramite un esame che sforna al Nord il 30-40% di professionisti rispetto alla totalità dei partecipanti all’esame di Stato. «Credo che, se oggi possiamo evidenziare un trend in crescita, nei prossimi anni questo si invertirà e di avvocati e praticanti ce ne saranno sempre meno, visto che il lavoro è in calo. Purtroppo la selezione dei professionisti andava fatta prima, per evitare una situazione come quella attuale».

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