È boom di truffe e vendite aggressive: tremila casi all’anno
BELLUNO. Quasi 3000 segnalazioni sia di persona che telefoniche arrivano ogni anno alle quattro associazioni dei consumatori, denunciando problemi con società, aziende di venditori porta a porta, contratti di energia elettrica, di gas, telefonia, banche, finanziarie ma anche truffe. Di queste segnalazioni, 800 vengono prese in carico dalle stesse associazioni per cercare di risolverle.
Sono questi i numeri sempre più in aumento di un fenomeno che è nato pian piano anche in provincia di Belluno ma che ora sta assumendo proporzioni che iniziano a “spaventare” gli stessi operatori, che non riescono più a gestire questa situazione.
Ed è per questo che per domani alle 20.15 Federconsumatori, Adiconsum, Adoc, e Lega consumatori bellunesi hanno organizzato alla sala Bianchi di viale Fantuzzi un incontro per spiegare come riconoscere e difendersi da venditori sempre più aggressivi che, giocando con la psicologia delle persone, le trascinano in una spirale di acquisti da cui solo con fatica spesso riescono ad uscire.
Il 40% delle richieste di aiuto che arrivano dai consumatori riguardano la telefonia, il 20% sono questioni legate ai contratti energetici e il 15% il porta a porta. E il più delle volte capire dove è il limite tra vendita aggressiva e truffa diventa difficile. «Di fronte a queste tecniche sempre più sofisticate per cui anche per gente esperta e preparata come noi diventa difficile destreggiarsi, il consiglio spassionato è di non firmare nulla, se non prima di avere letto i documenti in maniera approfondita, di essere certi di aver inteso i termini riportati. E se ci sono dei dubbi rivolgersi alle associazioni di consumatori», è l’appello di Guido Mattera di Federconsumatori, Giovanni Lussato di Lega Consumatori e Alfredo Cattaruzza di Adiconsum.
Ad essere presi di mira non sono solo gli anziani, ma anche i giovani e le giovani coppie. «Questo a dimostrazione di come sappiano vendere bene, queste persone che arrivano a casa», dicono gli esponenti delle associazioni.
«Uno degli ultimi casi che ho trattato, riguarda una signora di 80 anni a cui è stato offerto, in una vendita a porta a porta, un corso di computer», racconta Cattaruzza di Adiconsum. «Alla signora è stato fatto firmare un contratto del valore di 250 euro, ma quando ha cercato di recedere, si è saputo che la società che fa i corsi è in Toscana e lavora con le parrocchie. Per uscirne le hanno chiesto 500 euro di penale. Come Adiconsum siamo intervenuti e se siamo riusciti a non farle pagare la penale, ma la società non intende restituirle i 250 euro».
Ma quello che spaventa di più gli operatori è che spesso le persone chiedono di farsi prelevare il quinto dello stipendio per pagare l’acquisto di un’auto o di una lavatrice. «Questo innesca una serie di meccanismi tali per cui uno poi non riesce ad uscirne e allora chiede un ulteriore prestito, alle volte con tassi che rasentano l’usura e così si trovano con l’acqua alla gola. La questione è che nel momento che si firma per un finanziamento, anche se l’oggetto non arriva, questo finanziamento va avanti e va pagato. Le situazioni sono pericolose, per questo è meglio non firmare nulla».
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